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Musica: Luigi Porto, cantautore calabrese, racconta l'America invisibile

Il 7 maggio, Luigi Porto, musicista calabrese di stanza a New York, già apprezzato dal compositore della scena hollywoodiana Angelo Badalamenti, pubblicherà "Tell Uric", suo nuovo album. Un’uscita importante per il musicista di origini cosentine, che sintetizza il suo universo di valori, di pensiero, di ricerca musicale, suggella
il ritorno alla forma canzone in inglese e racconta un’America "invisibile", quella proletaria, di minoranze in difficoltà, di coscienza di classe ai tempi di Amazon.

"New York, come l’America intera, è fondata sulla schiavitù", ha detto il compositore che vive nel quartiere di Washington Heights. "Quando facemmo le manifestazioni per Black Lives Matter - prosegue - ci davamo il pugno con camionisti, postini, spazzini, trasportatori, delivery, nessuno di loro era bianco e tutti lavoravano per i bianchi. In un video che uscirà in contemporanea con l’album, ci sono i quartieri di Washington Heights e East Harlem nelle bellissime riprese della Awén Films.

È una canzone che apre uno spiraglio di speranza contro la truffa del tempo e della realtà, la naturale conclusione del
discorso del disco che racconta i luoghi della classe lavoratrice composta da afroamericani e ispanici, i luoghi di
New York in cui vivo. La rassegnazione, nella città dell’'If you can make it there, you'll make it everywhere è qualcosa che è difficile da capire se non si supera la narrazione tossica del sogno americano; ma è anche vero, e dirò una grande banalità, che la spensieratezza lucida, la vera felicità l’ho percepita solo dove non c'era ambizione".

Figura eclettica e multiforme, Porto ha una ricca produzione che varia dalla classica contemporanea all’alt rock, dall’elettronica alla musica per film, installazioni e sound design cinematografico. I suoi lavori sono stati presentati
dalla Carnegie Hall ai festival di Cannes e Venezia, nel 2020 ha fondato l’etichetta Respirano Records, con cui ha pubblicato Tell Uric (vinile, cd e digitale). L’album ha catturato l'attenzione di Badalamenti, come ha ricordato Porto: «Con lui ho lavorato nel suo studio per diversi progetti. Il disco gli è piaciuto molto, sono atmosfere che gli vanno a genio, fu colpito per il suo suono "astratto"».

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