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I boss lucrano sulle disgrazie, Covid compreso: un libro di Nicaso e Gratteri spiega come fanno

Le disgrazie come occasioni per fare business. Terremoti, alluvioni e pandemie sono state per le organizzazioni mafiose meridionali circostanze utili per avviare nuovi lucrosi affari. E l'emergenza Covid sembra confermare questa tendenza come sottoliena Antonio Nicaso, scrittore e docemte universitario in Canada.

L'intellettuale di origini calabresi ha appena scritto un libro insieme al procuratore distrettuale di Catanzaro, Nicola Gratteri, dedicato a questo tema che s'intitola “Ossigeno illegale”. "Dal 1867 ad oggi - spiega lo studioso - abbiamo assistito agli assalti compiuti dalle mafie meridionali in occasione di disastri o pandemie. I boss lucrano da sempre sulle disgrazie altrui e invadono gli spazi della economia legale. Se potessi offrire una immagine plastica parlerei degli avvoltoi che si lanciano sulle carcasse degli animali".

Ma quale potrebbe essere un esempio concreto.

"I terremoti. Si pensi a quanto è accaduto nel 1908 in Calabria e Sicilia, ci si ricordi del Belìce oppure del sisma che nel 1980 colpì l'Irpinia. In questo ultimo caso, Raffaele Cutolo, d'accordo con il potere politico, fece man bassa dei soldi investiti per la ricostruzione".

E sta accadendo o può accadere la stessa cosa con la pandemia da Covid?

"Certo, l'usura ha ripreso vigore in questi mesi: i mafiosi prestano i loro soldi agli imprenditori in difficoltà per impossessarsi gradualmente delle loro imprese. Molte aziende e tanti ristoranti e alberghi hanno cambiato proprietà in pochi mesi. Secondo un calcolo sarebbero oltre 40.000. Si tratta di attività e imprese che cambiamo pure ragione sociale. Il rischio che si sta correndo in quasta fase storica è che quanti dispongono di liquidità giocano in una posizione di assoluta forza rispetto al resto della comunità. E quelli che dispongono di ingenti risorse economiche sono quasi sempre i mafiosi calabresi e non solo calabresi".

Ma come fanno queste persone dedita al crimine a scegliere ed attuare raffinate strategie finanziarie?

"Giusta osservazione. Le loro fortune le debbono a bravi quanto spregiudicati consulenti finanziari che individuano teste di legno e istituiscono società ad hoc. Con la confisca dei beni attuata negli ultimi anni, i mafiosi hanno imparato che per gestire i beni occorre adoperare persone al di fuori della cerchia familiare. E, debbo dire, ci sono riusciti".

Più volte, in questi mesi, il procuratore Gratteri ha lanciato l'allarme. Ed i fatti adesso sembrano dargli piena ragione.

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