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Festival letterari in Calabria ai tempi della pandemia: "Serve ripartire ad ogni costo"

Gaetano Savatteri, direttore artistico di “Trame, festival dei libri sulle mafie”

«Noi siamo il festival della legalità, ma dateci una legge o qualcosa che le somigli, adatta ai tempi del Covid-19, altrimenti come facciamo a programmare rispettando la legalità?».

Gaetano Savatteri, direttore artistico di “Trame, festival dei libri sulle mafie” di Lamezia Terme, dà voce alla rabbia e alle preoccupazioni di chi deve organizzare manifestazioni ormai consolidate, ma che nell’era della pandemia rischiano di morire nel limbo di un’incertezza che impedisce ogni movimento.

«I festival letterari – ricorda a sua volta Antonella Ferrara, direttrice artistica di “Taobuk” di Taormina, che quest’anno festeggia il decennale – hanno bisogno di un minimo di 3-4 mesi per poter essere organizzati con la qualità necessaria. Ecco perché abbiamo bisogno di regole certe. Poi noi saremo perfettamente in grado di adeguarci».

«Se necessario, contingenteremo il pubblico e useremo il digitale – aggiunge Gilberto Floriani, direttore artistico (insieme con Maria Teresa Marzano) di “Leggere & Scrivere” di Vibo Valentia – abbiamo tutti capacità di adattamento. E poi al Sud ci sono meravigliosi spazi all’aperto da sfruttare».

Savatteri incalza: «Noi quest’anno a giugno (dal 17 al 21) festeggiamo il decennale e faremo il festival a ogni costo, anche un’edizione simbolica e, se necessario, ci adatteremo allo streaming. Ma non possiamo lasciare le decisioni al signor Google o al signor Facebook. Una vita che si snoda solo su lavoro, casa e supermercato non è più sociale, non è più convivenza. Si deve convivere con il virus? D’accordo, ma si deve continuare a convivere anche con la cultura, altrimenti diventeremmo come l’Urss di un tempo, senza nemmeno il Bolscioi».

Ma voi siete pronti a cambiare il vostro assetto, la declinazione di incontri e seminari?

«Tecnicamente “Trame”, così come gli altri festival, si potrebbe fare benissimo, evitando gli eventi più affollati. Certe regole non le capisco, si decide senza pensare. Per esempio, 15 persone a un funerale. Sia se si svolge a San Pietro, enorme, sia in una chiesetta di campagna, piccolissima. Non ha senso e questo vale anche per noi. Stato e Regioni si sbrighino a dire cosa si può fare e cosa no, a seconda degli spazi disponibili. E a Lamezia abbiamo spazi molto ampi. Poi noi distanziamo, adottiamo dispositivi, facciamo anche i test sierologici se vogliono, ma ricordiamo che la morte delle attività culturali è la morte di un Paese».

Taobuk, invece, già da tempo ha rinviato le date previste di giugno: «Presto comunicheremo le nuove date – dice Ferrara – che dovrebbero essere nella prima settimana di ottobre, in maniera da poter usufruire ancora di grandi spazi aperti, come il teatro antico ma anche piazze e scalinate».

Come muoversi in attesa di norme chiare?

«Non è facile, perché sembra che ci si sia dimenticati che un festival, non solo letterario, ha bisogno di molto tempo per essere ben programmato. Quindi siamo costretti ad andare avanti per ipotesi. Sappiamo che non si potrà viaggiare da una nazione all’altra e quindi gli incontri saranno tutti italiani. Al momento si ritiene che nei grandi teatri all’aperto dovrebbe essere ammesso uno spettatore dove prima andavano in cinque, quindi per esempio al teatro antico potrebbero entrare mille spettatori. Per l’utilizzo di piazze e altro aspettiamo istruzioni».

A ottobre, però, “Taobuk” non potrà svolgersi solo all’aperto.

«Sì, stiamo pensando a seminari al chiuso per piccoli gruppi, per i quali occorrerà prenotarsi online. Ci sarà il vantaggio di avere un pubblico più orientato e più culturalmente preparato per l’incontro che ha scelto. Li trasmetteremo anche su piattaforme digitali. E useremo l’online in via preventiva per fare campagna di comunicazione in vista delle cinque giornate del festival. La nostra parola d’ordine sarà: entusiasmo! Faremo anche le mostre d’arte; per la Fiera del libro dipende dalle norme che ci saranno».

Antonella Ferrara vuol aggiungere una cosa: «Sappiamo tutti che le crisi sono fucine di idee e di risorse. Io credo che la Sicilia, che dispone di 12 teatri greci e romani e di tanti altri spazi all’aperto, può diventare la regione di riferimento per la rinascita della cultura in Italia».

Sugli spazi all’aperto punta anche “Leggere & Scrivere”: «Proprio per questo abbiamo deciso – dice Floriani – di anticipare il festival a settembre. Grandi spazi come il complesso monumentale di Santa Chiara, il Castello e Villa Gagliardi ci consentono di applicare facilmente il distanziamento sociale. Al coperto potremo usare l’auditorium, mantenendo 150 posti dei 500 che ci sono, ma sarebbe un po’ triste. Poi vorremmo che il nostro diventi un festival diffuso, con tappe a Soriano, fra i ruderi del convento domenicano, a Tropea (penso anche a Casa Berto di Capo Vaticano), candidata a capitale della cultura per il prossimo anno, e a Zungri, dove ci sono le celebri grotte. Sarà facile accogliere fino a 200 persone, forse sarà più problematica la sistemazione dei relatori. Speriamo piuttosto che sia possibile viaggiare senza troppe restrizioni».

Avete pensato anche all’online?

«Sì, prevediamo una produzione multimediale per letteratura e musica. Pensiamo a una visita virtuale al Castello, sceneggiata con personaggi d’epoca».

Nonostante tutto, siete ottimisti?

«La Calabria – conclude Floriani – ha bisogno d’ottimismo, non perché non vediamo i problemi o li sottovalutiamo. Vogliamo però andare anche più avanti. Per questo lanceremo, in collaborazione con la casa editrice Rubbettino, un concorso letterario per raccontare la Calabria, oltre le mafie e altri problemi endemici».

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