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L'avvocato Guerrieri continua a coltivare l'arte del dubbio nell'ultimo libro di Carofiglio

Lo scrittore Gianrico Carofiglio

Anche se ormai maturo, continua a coltivare l'arte del dubbio l'avvocato Guido Guerrieri, eroe del quotidiano della fortunata serie che Gianrico Carofiglio ha iniziato nel 2002 con “Testimone inconsapevole” (Sellerio), con cui inaugurò il legal thriller italiano, una versione meno aggressiva del legal thriller americano, piuttosto un racconto giudiziario che mentre segue le fasi processuali avanza nelle indagini che servono a smascherare i veri colpevoli.

E dopo cinque anni torna con “La misura del tempo” (Einaudi) Guido Guerrieri, personaggio amatissimo e protagonista anche di una serie televisiva di successo, un Guerrieri più malinconico, incline a riflettere sul tempo e sul passato. Con il trascorrere degli anni anche alcuni luoghi della città in cui vive e lavora, una Bari dalla bellezza malinconica e lunare, gli ricordano «sensazioni e fantasticherie del passato remoto», anzi certi luoghi gli fanno «sentire nostalgia per lo stupore».

Ed è in uno stato d'animo pensoso, consapevole di non poter sfuggire alla presa di quel tempo che scorre sempre uguale, quando un giorno arriva nel suo studio, come emergendo da un passato «disarticolato e scomposto come in un quadro di Braque», Lorenza Delle Foglie, una mamma disperata in cerca di aiuto per il figlio Jacopo, dedito alla droga e con pericolose frequentazioni, adesso accusato di un delitto che il ragazzo dice di non aver commesso.

Di fronte a quella donna opaca e invecchiata, che dopo ventisette anni riappare con tutti i fantasmi del passato, e che un tempo con la sua bellezza e la sua sfrontatezza aveva turbato un giovane e inesperto Guido, l'avvocato accetta la difesa quasi controvoglia e con il parere sfavorevole dei suoi collaboratori, l'amico Tancredi, ispettore in pensione, Consuelo, avvocato penalista con l'anima da pubblico ministero, e Annapaola, lucida investigatrice e in un certo senso sua fidanzata.

Per Guido e gli altri quel caso giudiziario è scomodo (il ragazzo prima difeso da un altro avvocato, poi morto, è ritenuto colpevole contro ogni ragionevole dubbio), ma proprio perché si trovano di fronte a vizi procedurali e a carenze investigative, il caso diventa una sfida cui dedicarsi con impegno.

Si arriva così al processo la cui narrazione serrata e puntuale, con la scrittura nitida e appassionata di Carofiglio, mette in luce, insieme alla descrizione talora ironica di tutto il mondo che circola intorno ai processi, i meccanismi del procedimento penale, i dubbi sull'impianto accusatorio, le due possibili ricostruzioni dei fatti.

Un Guerrieri incline al dubbio filosofico, ma fiducioso nell'uso della ragione, che nella sua magistrale arringa finale mette in guardia dalle “verità” e dalle soluzioni “giuste”, spesso frutto di troppa sicurezza investigativa e di frettolosi convincimenti.

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