Questa mattina, a Crotone, Taranto, Bologna e all'interno delle carceri di Agrigento, Prato, Secondigliano, Ancona, San Gimignano e Saluzzo, è scattata una vasta operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.
Il bilancio dell’operazione è pesante: 21 persone sono finite nel mirino degli inquirenti. Per 18 di loro si sono spalancate le porte del carcere, mentre per 3 è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
I capi d’accusa fanno emergere l'esistenza di un pericoloso tessuto criminale radicato nella zona di Cirò Marina: associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidio, estorsione, turbata libertà degli incanti, danneggiamento, ricettazione e reati in materia di armi, aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.
Gli indagati farebbero parte di un’articolata rete criminale che, tra la Calabria e il Nord Italia, gestiva affari illeciti di ogni genere, imponendo con la violenza e l’intimidazione la propria legge. Le indagini, coordinate dalla DDA di Catanzaro, hanno ricostruito anni di attività criminale, intrecci di potere, omicidi irrisolti e un sistema di controllo del territorio basato sull'estorsione. L'imponente operazione ha visto in campo decine di uomini e mezzi: il supporto dei Comandi Provinciali di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Taranto e Bologna, del Nucleo Cinofili, dell’8° Nucleo Elicotteri e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Vibo Valentia.
In carcere
Claudio Adorisio, 60 anni, Ivrea
Francesco Amantea, 63 anni, Cirò
Ercole Anania, 55 anni, Cirò Marina
Martino Cariati, 45 anni, Cariati
Cataldo Cornicello, 46 anni, Cirò Marina
Franco Cosentino, 51 anni, Cirò Marina
Cataldo Cozza, 44 anni, Cirò Marina
Giancarlo Dell’Aquila, 43 anni, Cirò Marina
Orlando Genovese, 46 anni, Crotone
Enrico Miglio, 73 anni, Strongoli
Mario Morrone, 48 anni, Cirò Marina
Francesco Murano, 70 anni, Cirò Marina
Domenico Pace, 48 anni, Crotone
Basilio Paletta, 50 anni, Cirò Marina
Vincenzo Giuseppe Pignola, 63 anni, Cirò Marina
Giuseppe Spagnolo, 56 anni, Crotone
Amedeo Tesoriere, 41 anni, Desio
Salvatore Tesoriere, 23 anni, Crotone
Obbligo di dimora
Francesco Cariati, 47 anni, Busto Arstizio
Luca Cariati, 42 anni, Busto Arstizio
Cataldo Miglio, 34 anni, Crotone
La "rinascita" della locale di Cirò
Il blitz è scattato all’alba, tra le campagne di Cirò e le celle di mezza Italia, contro quella che gli investigatori ritengono essere la riorganizzazione della storica Locale di Cirò della ‘Ndrangheta. La rinascita del clan di Cirò L’indagine, sviluppata tra l’aprile 2023 e il maggio 2024, è la naturale prosecuzione delle note operazioni “Stige” e “Ultimo Atto”, che negli anni scorsi avevano inferto duri colpi alle cosche del Crotonese. Nonostante ciò, la Locale di Cirò — sostengono gli inquirenti — sarebbe riuscita a riorganizzarsi, ricompattando le proprie articolazioni nei territori di Crotone, Strongoli e Cariati, grazie anche al coinvolgimento di familiari e conviventi di affiliati già detenuti. Attraverso intercettazioni, pedinamenti e le dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, i militari avrebbero documentato la “resilienza” del sodalizio e la sua capacità di mantenere il controllo del territorio, continuando a esercitare pressioni su imprese e attività economiche.
L’omicidio Mingrone e gli affari del clan
Tra gli episodi più gravi al centro dell’inchiesta figura l’omicidio dell’imprenditore edile Francesco Mingrone, ucciso a Cirò Marina il 9 aprile 2003. Tre persone sarebbero gravemente indiziate di averne ordinato e compiuto l’assassinio: la vittima, secondo quanto emerge, avrebbe più volte molestato la sorella di uno degli autori.
Estorsioni, assunzioni e appalti
Le indagini hanno inoltre fatto emergere una serie di estorsioni, consumate e tentate, ai danni di aziende impegnate in lavori pubblici, anche finanziati con fondi del P.N.R.R., oltre a gestori di lidi balneari, ristoranti e negozi della grande distribuzione. In alcuni casi, gli affiliati avrebbero preteso l’assunzione di parenti nelle ditte sotto minaccia o, più semplicemente, il prelievo gratuito di carburante agricolo. Non solo: sarebbe stato accertato anche un episodio di turbata libertà degli incanti, legato a un’asta giudiziaria di un immobile dove operava un ristorante che, per “protezione”, avrebbe versato mille euro al mese a uomini del clan.
La “bacinella” del clan e le armi
Nel corso delle indagini è stata individuata una “bacinella”, una sorta di cassa comune utilizzata per sostenere economicamente le famiglie dei detenuti e coprire le spese legali. Da questo fondo, secondo gli inquirenti, sarebbero stati prelevati circa 30.000 euro per l’acquisto di un’auto destinata a un affiliato ma poi usata stabilmente da un esponente di vertice della consorteria. Gli investigatori hanno inoltre documentato la disponibilità di armi da fuoco e la continuità operativa della cosca “Giglio” di Strongoli e delle ‘ndrine di Cariati, entrambe ritenute subordinate alla Locale di Cirò.
Perquisizioni e nuovi indagati
Parallelamente all’arresto dei 21 sospettati, sono state effettuate 17 perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altri indagati. Due di loro sarebbero coinvolti in ulteriori episodi estorsivi avvenuti tra novembre 2024 e gennaio 2025, caratterizzati da danneggiamenti e intimidazioni — come l’imbrattamento di saracinesche e la distruzione di mezzi meccanici — per costringere imprenditori locali al pagamento del “pizzo”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia