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Calabria, la “solitudine” dei borghi. Algieri (Unioncamere): «Nel 2024 in 18 comuni nessuna nuova impresa»

Un anno difficile. La Calabria continua a svuotarsi per effetto di un inverno demografico sempre più gelido. Le aree interne si svuotano seguendo le correnti di una emigrazione senza precedenti. Una terra sempre più sola, abbandonata al suo destino con interi paesi dimenticati, condannati allo spopolamento, accartocciati su se stessi, senza più speranza. Ma l’inverno calabrese è anche altro. È quella speranza che con le persone si porta via interi settori dell’economia. Il 2024 è tramontato su 18 comuni dove non si sono avviate nuove attività. Rispetto al 2023 sono raddoppiati i paesi senza culle imprenditoriali.

Nessuno ha avuto la forza (o il coraggio) di investire anche solo in una piccola bottega, un alimentari, un bar. Nei registri di Unioncamere non c’è traccia di nuove iscrizioni. Si tratta di una drammatica tendenza che affiora, ormai, da anni dai contenitori statistici delle realtà produttive. Il vicepresidente nazionale di Unioncamere, nonché presidente della Camera di Commercio di Cosenza, Klaus Algieri, spiega le ragioni di questo declino: «Si tratta, purtroppo, di un trend che registriamo da qualche anno e che è segno di una preoccupante stagnazione economica nelle aree interne e montane della regione. Di questi 18 comuni, infatti, 10 ricadono in zone montane e i rimanenti 8 in aree comunque ricomprese tra quelle svantaggiate.

Il dato è ancora più allarmante se si considera che a fronte di nessuna nuova iscrizione, in quegli stessi comuni si sono registrate 50 cessazioni, con una contrazione del 7% nel numero delle imprese esistenti rispetto all’anno precedente. Il 44% di esse operava nel settore dell’agricoltura, il 25% nel commercio e il 12% nelle costruzioni e manifatturiero. Rispetto a queste aree della nostra regione, più che in altre, ci troviamo di fronte alla combinazione di tre fattori che contribuiscono in modo pesante a creare un ambiente poco favorevole all’imprenditorialità, scoraggiando la nascita di nuove imprese e contribuendo alla stagnazione economica: il progressivo spopolamento e innalzamento dell’età media; l’accesso limitato al credito e ai servizi finanziari; la carenza di infrastrutture.

Molti giovani lasciano i piccoli centri per cercare opportunità nelle grandi città o all'estero, causando un declino demografico che sembra inarrestabile e che indebolisce il tessuto economico locale. Secondo un rapporto del Nucleo Regionale di Valutazione della Regione Calabria, al primo gennaio 2022, i piccoli comuni rappresentavano circa l’80% dei comuni calabresi, ospitando circa il 33% della popolazione regionale. Tuttavia, molti di questi piccoli centri hanno registrato un calo demografico significativo negli ultimi anni, con un indice di invecchiamento elevato, segno di una popolazione sempre più anziana e di una progressiva diminuzione della popolazione in età lavorativa. Le difficoltà nell’accesso al credito rappresentano un ulteriore ostacolo. Le piccole e medie imprese spesso faticano a ottenere i finanziamenti necessari per avviare o espandere le proprie attività. Nel 2023 l’economia calabrese ha rallentato, dopo un biennio di recupero sostenuto.

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