L’incubo è finito poco prima di mezzogiorno. Quando il giudice per le udienze preliminari di Milano, Daniele Cardamone, ha letto il dispositivo della sentenza: assolti.
I fratelli Pietro e Maria Antonietta Ventura lasciano la scena della maxinchiesta “Doppio binario” dopo quasi 4 anni di tribolazioni giudiziarie. E di “sospetti” rivelatisi in primo grado infondati. I Ventura sono imprenditori di razza a capo per lungo tempo di una delle più importanti aziende del Meridione, la “Ventura Costruzioni Ferroviarie” che offre lavoro a centinaia di persone e opera in tutta la Penisola. Il pubblico m inistero Bruna Albertini ne aveva invocato la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione ma le articolate arringhe pronunciate in sede di rito abbreviato dai difensori dei due imprenditori, gli avvocati Giuseppe Bruno e Herman Costabile, hanno convinto il Gup della mancanza di qualsiasi loro responsabilità penale.
Il magistrato li ha ritenuti estranei a tutte le ipotesi di reato, mandando invece a giudizio tutti gli altri imputati nei cui confronti si ipotizza anche l’accusa di associazione per delinquere aggravata dall’agevolazione mafiosa. I rinviati a giudizio dovranno comparire davanti al Tribunale meneghino il prossimo 30 gennaio. Nessun commento da parte degli avvocati Bruno e Costabile. La Direzione distrettuale antimafia milanese valuterà un evenetuale ricorso in appello all’esito della lettura delle motivazioni della sentenza. Maria Antonietta Ventura, mai sfiorata da inchieste e indagini nei lunghi anni di gestione dell’impresa, avrebbe potuto percorrere la strada della politica se non fosse stata investita dal ciclone giudiziario. Il centrosinistra, nel 2021, l’aveva infatti proposta come candidata alla guida della Calabria. Nel luglio del 2022 la pm Albertini aveva notificato un avviso di chiusura delle indagini preliminari a 41 persone, tra cui i due Ventura, in relazione alle presunte infiltrazioni della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto nei lavori di «armamento e manutenzione» appaltati in tutto il Paese da Rete ferroviaria italiana (parte offesa nel procedimento). Le ipotesi di reato contenute, a diverso titolo, nei capi d’imputazione erano pesantissime: associazione a delinquere aggravata dal metodo ’ndranghetistico; distruzione di documenti contabili; bancarotta fraudolenta; ricettazione; riciclaggio; e autoriciclaggio.
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