Calabria

Giovedì 21 Novembre 2024

'Ndrangheta tra Lametino e Vibonese, l’ascesa dei Cracolici tra droga e business

La storia calabrese dei Cracolici inizia quando il capostipite, “Ciccio” (classe 1919), dalla Sicilia viene spedito al confino nel Vibonese. Ha già precedenti pesanti e alla sua città d’origine rimanda il soprannome, “Palermo”, affibbiato nei decenni successivi anche ai suoi figli. Tra gli otto maschi ci sono Raffaele (cl. ’47) e Alfredo ( ‘49): diventano i boss di Maierato e Filogaso, in seguito alcune indagini – “Conquista” e “Scacco ai killer” – li descriveranno come capi storici del clan e ad accomunarli sarà anche la morte violenta a cui vanno incontro entrambi nel giro di neanche due anni. I loro omicidi, avvenuti nel 2002 e nel 2004, sono inquadrabili in una faida contro il clan Bonavota di Sant’Onofrio: l’accaparramento delle estorsioni sull’area industriale di Maierato, all’epoca in espansione, sarebbe alla base dello scontro, poi acuito dai propositi di vendetta e dai soprusi che Raffaele, “Lele Palermo”, porta avanti a viso aperto contro i Bonavota dopo l’omicidio del fratello. Il pentito Francesco Costantino racconta che inizialmente i Cracolici sono vicini ai Mancuso, ai quali versano a suo dire una quota del “pizzo”, ma ad un certo punto smettono di pagarli e ciò coincide anche con l’inizio dei dissidi con i Bonavota. Questa parta della storia finisce con i due omicidi dei primi anni 2000 e con la successiva espansione del clan di Sant’Onofrio ben oltre i confini dell’hinterland di Vibo, ma l’eredità dei Cracolici viene raccolta da Domenico (cl. ’82, figlio di Raffaele), Francesco (cl. ’78, figlio di Alfredo) e da un altro Domenico loro cugino (cl. 71, figlio di un altro fratello, Giuseppe), che è quello coinvolto nell’operazione scattata ieri. “Mimmo” sarebbe il «capo indiscusso» della ’ndrina di Cortale e Maida, riconosciuto come tale a partire dal ruolo che avrebbe assunto nel favorire la latitanza, tra il 2019 e il 2021, del cugino omonimo proprio nell’area del Lametino che confina con l’Angitolano e dunque con i feudi storici dei Cracolici. Una terra di confine, quella a cavallo tra le province di Vibo e Catanzaro, in cui gli equilibri mafiosi sono sempre stati fragili e dove gli arresti che hanno colpito la predominante cosca Anello-Fruci hanno creato un vuoto di potere che Mimmo Cracolici, «forte del suo stato di incensuratezza», secondo la Dda di Catanzaro riesce a sfruttare, specie mentre i cugini sono detenuti per le condanne rimediate in “Rinascita Scott” e “Imponimento”.

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