La Pubblica Amministrazione calabrese resta “malata”. I dati sui reati commessi, elaborati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione centrale della Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, confermano questo triste dato. Situazione ancora più grave se si considera la circostanza che oramai da anni i reati contro la Pubblica Amministrazione sono in flessione a livello medio nazionale. Ma come scrive il Viminale: «In Italia, nel triennio che va dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023 si ottiene un valore medio nazionale di 8,31 eventi per 100 mila abitanti, con le regioni Basilicata, Calabria e Molise che hanno la più alta concentrazione di eventi delittuosi ogni 100 mila abitanti».
A livello complessivo, dunque, la Calabria è seconda dietro la Basilicata ma con evidenti differenze in termini di singoli reati passati in rassegna. Per la concussione è quinta, mentre sale al secondo posto per i reati corruttivi che a livello nazionale mostra un trend tendenzialmente decrescente a partire dal 2017, con una flessione più accentuata dal 2019 e piuttosto significativa nel 2023.
Scende ancora la presenza di reati di peculato ma la regione resta sempre sopra il livello medio nazionale. E veniamo al caso più complesso di ipotesi delittuose: l’abuso d’ufficio. Il report del Ministero evidenzia un trend sostanzialmente costante fino al 2019, con una particolare recrudescenza registrata nel 2020, cui ha fatto seguito un deciso decremento nell’ultimo triennio.
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