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Calabria, istruzione e sanità: crescono le disuguaglianze. Le distanze dal resto del Paese secondo l'Istat

La Calabria, sempre più vuota di anime e di speranze, trascina la sua pena verso un futuro senza tempo. Le previsioni demografiche di lungo periodo indicano un rafforzamento della tendenza allo spopolamento delle aree economicamente meno attrattive e all’invecchiamento. I numeri dell’inverno demografico già in corso diventano indicatori di scenari futuri sempre più tetri. Del resto, il Mezzogiorno è da sempre luogo di solitudine e di abbandono dove la gente ha imparato a rinunciare a tutto. E l’autonomia differenziata è destinata a marcare le frontiere all’interno di un’Italia delle disparità e delle disuguaglianze. Su questa zolla del paese non è mai stato facile avere la garanzia di servizi essenziali come accade nell’altra Italia, quella che finisce a Eboli. Ed è stata l’Istat, nei giorni scorsi, nel suo rapporto annuale, a leggere i divari demografici territoriali e il permanere degli squilibri tra Nord e Sud del Paese.

Sanità

Il diritto alle cure, ad esempio, è la cartinia di tornasole per misurare il grado di accessibilità dei cittadini al sistema salute. La Calabria, pur in possesso di un quasi record per diffusione delle strutture ospedaliere (1,57 ogni 100mila abitanti, seconda tra le regioni, dietro l’Umbria), resta molto indietro nell’accessibilità dei residenti che è resa più complicata dall’orografia e dalla geomorfologia di questa terra che rende più complessi gli spostamenti. I calabresi devono affrontare la geografia incerta di un territorio che non è mai stata una linea retta tra montagne alte e vallate a strapiombo. E così si deve fare i conti con una quota non irrilevante di popolazione (tra il 5,2 e il 20,3%) che impiega ben oltre i 30 minuti per raggiungere la struttura ospedaliera più vicina.

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