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Calabria, ritorno al passato per le Province? La spinta del Consiglio d’Europa

L’organo di Strasburgo tifa per l’elezione diretta dei presidenti. Gli amministratori calabresi sperano nel ddl all’esame del Senato

Il Consiglio d’Europa tifa per il ritorno all’elezione diretta di presidente e consiglieri provinciali. Nella raccomandazione che è il frutto del quarto Rapporto di monitoraggio sull'applicazione in Italia della Carta europea dell’autonomia locale, l’organo che riunisce i rappresentanti di 46 Stati, è abbastanza esplicito. Fra gli «aspetti da monitorare con particolare attenzione» elencati nella raccomandazione , ci sono «il limitato campo d’azione delle Città metropolitane e delle Province, la mancanza di risorse adeguate e proporzionate per le Province e l'assenza della possibilità di formulare un voto di destituzione o di censura per i Consigli provinciali e metropolitani contro i loro dirigenti». I membri del Consiglio, poi, «rilevano l’assenza di un sistema di remunerazione equa e adeguata per i rappresentanti di Province e Città metropolitane», oltre alla «persistente carenza di personale negli enti locali e regionali e le minacce e le violenze esistenti contro i funzionari eletti». Tra le ulteriori raccomandazioni c’è pure quella di «intraprendere una riforma sulla semplificazione amministrativa per affrontare l’eccessiva burocrazia e l’eccessiva regolamentazione, al fine di fornire agli enti locali una maggiore libertà di adattarsi alle condizioni locali e di attuare meglio i compiti delegati».

Insomma, nel mirino di Strasburgo ci sono il livello istituzionale e quello prettamente operativo. Il primo perché con l’elezione indiretta di secondo livello, abbassa la legittimazione popolare di Province e Città metropolitane oltre ad aver creato l’inedito di presidenti e Consigli asimmetrici rispetto ai loro rispettivi mandati; l’altro, invece, per via della carenza di personale e di disponibilità finanziarie a fronte di un grande ventaglio di competenze cui far fronte.
Qualche novità potrebbe arrivare dopo le elezioni in programma a giugno. Già, perché in commissione al Senato giace da tempo la riforma finalizzata a reintrodurre l’investitura popolare per presidenti e consiglieri, mentre il governo potrebbe tirare fuori dal cassetto la riforma del Testo unico degli enti locali. Il combinato disposto delle due riforme potrebbe ridisegnare il futuro degli enti intermedi.

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