Saldo della popolazione residente in negativo e un secondo posto di cui andare poco orgogliosi: tra il 2002 e il 2021 la Calabria ha “espulso” dal proprio territorio 90mila giovani. Sono dati drammatici quelli che emergono dallo studio articolato e curato dalla Svimez e dal Ref, dal titolo emblematico, «Dove vanno le regioni italiane?», e presentato nei giorni scorsi. Il tema individuato ha trovato nelle dinamiche dell'andamento demografico una delle chiavi di risposta, considerato tra l'altro che in base alle proiezioni Istat il rischio che il Sud nel 2070 si riduca a poco più di 9 milioni (dai 20 attuali), tra denatalità e fughe al Nord o all’estero.
Non resta che arrendersi ad un destino ineluttabile, dunque? Non è proprio così. Già, perché le previsioni 2023-25 del Rapporto indicano anche altro. Intanto che è una regione del Sud, la Puglia, ad avere registrato in termini di Pil la variazione cumulata (relativa al periodo 2019-22) più alta di tutte in Italia, un +5,2% superiore persino alla Lombardia (la Campania è arrivata al 2%, la Basilicata al 2,9%, la Calabria all’1%). Tuttavia, se la spinta all'occupazione, certificata anche dai dati più aggiornati dell'Istat, è stata robusta anche nell’area pugliese (+5,3%), davanti a Campania e Basilicata +3,4%, lo stesso non può dirsi in Calabria che fa segnare un preoccupante -5,1%.
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