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Gioia Tauro, il rigassificatore in stallo: le richieste al Governo

Dopo lo sblocco dell’opera arrivato con il “Decreto Energia”. Iren ha chiesto al Governo la garanzia del 100% sull’investimento come già accaduto in Germania ma non ha ancora ottenuto risposta

È una fase di apparente stallo quella che riguarda l’iter di realizzazione del rigassificatore di Gioia Tauro. Almeno da un punto di vista pubblico, perché l’iter per arrivare alla costruzione della mega opera energetica passa anche da impegni economici e strategie societarie private. Il passaggio, che ancora non è dato sapere se si è concretizzato, è quello relativo alla garanzia statale sull’opera dopo lo sblocco arrivato con il “Decreto Energia”. La società Iren ha specificato nel corso di un’audizione in Parlamento – in particolare davanti ai membri dell’ottava commissione permanente (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) e decima (Attività produttive, Commercio e Turismo) della Camera dei Deputati –, l’importanza dell’investimento: «Con riferimento alle infrastrutture energetiche, ed in particolare alla rigassificazione, si esprime apprezzamento per la previsione di cui all’Articolo 2 comma 2 consistente nella qualificazione del terminale di Gioia Tauro in termini di intervento strategico di pubblica utilità, indifferibile e urgente».
«Come noto – sostiene ancora Iren – , oggi si è raggiunto un maggior livello di stabilità nell’approvvigionamento energetico rispetto agli ultimi anni grazie all’operato dell’Esecutivo e al contributo di tutte le aziende italiane del settore, così da ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia. Tuttavia, ancora oggi per la maggiore parte delle forniture di gas siamo dipendenti da un numero molto limitato di Paesi: i “canali” attraverso i quali l’Italia si rifornisce di gas, si sono diversificati rispetto all’inizio dello scorso anno per quanto attiene alle forniture da pipeline e da GNL. Ciò però non basta, ci vuole più diversificazione ancora. Ci sono nuovi impianti di liquefazione, appena avviati o in procinto di essere avviati, in particolare negli Stati Uniti, in Qatar e in Africa, che potrebbero migliorare ancora di più la diversificazione delle fonti».
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