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Destinazione Calabria, la Regione vuole “mettere le ali” al turismo

Il Piano di sviluppo approvato dalla Giunta Occhiuto punta a “destagionalizzare” l’offerta. Il dossier dai quattro punti critici al decalogo per essere più attrattivi Il gap con Sicilia e Puglia è di oltre 4 milioni di potenziali visitatori

Diversificare: se la Calabria vuole davvero “vivere” di turismo, la parola d’ordine non può che essere questa. Il problema, piuttosto, è concretizzare le belle intenzioni. “Destagionalizzare” i flussi, oggi legati solo ed esclusivamente al turismo balneare estivo, è l’obiettivo della Regione. E lo ribadisce il Piano di sviluppo 2023-2025 deliberato nei giorni scorsi dalla Giunta Occhiuto: si tratta di un programma per step, finalizzato a catturare nuovi flussi ed a colmare il gap esistente, anche in questo campo, persino con altre regioni più “appetibili” del Meridione come Puglia e Sicilia. Fatti due conti, il dipartimento regionale turismo e marketing territoriale stima che la Calabria ha una perdita potenziale di domanda pari a 1 milione 560mila presenze di turisti internazionali e di 3 milioni 80mila presenze aggiuntive di visitatori nazionali.

Quattro note dolenti

Preso atto che «i flussi sono caratterizzati da un’elevata concentrazione in determinati periodi dell’anno» con la conseguenza da un lato dell’overtourism (l’elevata congestione delle strutture nel periodo di picco) e dall’altro della difficoltà per le aziende di ripartire le spese annuali fisse, la Regione individua in quattro punti le principali criticità. E su tutte c’è proprio la “assenza di diversificazione”. «La gamma di offerta turistica – si legge le Piano votato dalla Giunta – si esaurisce quasi esclusivamente nel balneare tradizionale. Il portafoglio prodotti non è ancora sufficientemente ampio e la Calabria si configura ancora come una destinazione sostanzialmente mono-prodotto». Segue la “scarsa complessità e bassa differenziazione”: le offerte di vacanza «sono per la gran parte piuttosto semplici, simili tra loro e alle numerose offerte presenti sul mercato. Anche nel balneare tradizionale la configurazione delle proposte resta basica (alloggio, ristorazione, lettino-spiaggia e pochi altri servizi)». E ancora la “bassa specializzazione”: infatti «prodotti così poco strutturati – rileva la Regione – si rivolgono ad una platea indistinta perché non sono capaci di rispondere alle varie esigenze di diversi segmenti». Chiude il “debole livello di integrazione con l’offerta del territorio”: la maggior parte di servizi ed elementi nelle proposte turistiche «sono offerti dalla stessa struttura ricettiva in cui il turista alloggia» e dunque «la vacanza è troppo spesso slegata da elementi (servizi e attrattori) che il territorio offre o potrebbe offrire».

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