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8 marzo, Cavallaro (Cisal): "Ancora troppa disparità uomo-donna, agire su più livelli"

Il lavoro è probabilmente il più potente strumento di emancipazione femminile, uno dei grandi alleati delle donne anche nella lotta alla spirale perversa della violenza di genere. Tanti sono i progressi compiuti negli ultimi anni eppure, sono ancora troppe le differenze salariali, le disuguaglianze nel percorso di carriere, le difficoltà a conciliare tempi di vita e lavoro. Una donna, molto spesso, è ancora obbligata a scegliere o il lavoro o la vita privata e la famiglia. Famiglia, che significa natalità. Altra piaga del nostro Paese, strettamente legata alla condizione sociale e lavorativa della donna. Bisogna agire su più livelli, consapevoli che la lotta alle disuguaglianze di genere è una partita da vincere anche sul piano della cultura oltre che su quello della legislazione”. Lo riferisce in una nota il Segretario Generale della Cisal e consigliere Cnel, Francesco Cavallaro, nella giornata internazionale della donna.

“L’8 marzo - prosegue Cavallaro - per noi significa rimarcare la nostra azione quotidiana, dai tavoli nazionali a quelli territoriali, al fine di ottenere migliori di condizioni di vita per le donne. Da costruire attorno al lavoro. Probabilmente il più potente strumento di emancipazione femminile, uno dei grandi alleati delle donne anche nella lotta alla spirale perversa della violenza di genere. Tanti sono i progressi compiuti negli ultimi anni per rafforzare la presenza femminile nel mondo del lavoro e consolidarne le tutele. Eppure, se guardiamo alle opportunità di accesso all’occupazione, alle condizioni lavorative, specie economiche, e ai percorsi professionali ci rendiamo conto che la parità tra uomo e donna non è raggiunta. Sono ancora troppe le differenze salariali, le disuguaglianze nel percorso di carriere, le difficoltà a conciliare tempi di vita e lavoro. Soprattutto al Sud. Una donna, molto spesso, è ancora obbligata a scegliere o il lavoro o la vita privata e la famiglia. Famiglia, che significa natalità. Altra piaga del nostro Paese, strettamente legata alla condizione sociale e lavorativa della donna. Una donna su tre lascia il lavoro dopo la nascita del proprio figlio. Poche, pochissime, le madri con un bambino che lavorano, soprattutto se paragonate agli uomini. Soprattutto nel meridione d’Italia. Bisogna agire su più livelli, consapevoli che la lotta alle disuguaglianze di genere è una partita da vincere anche sul piano della cultura oltre che su quello della legislazione”.

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