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Economia calabrese col fiato corto. La Zes unica resta un’incognita

Dal 2008 al 2022 Svimez registra un calo dei principali indicatori demografici e produttivi. Occupati in discesa nei settori agricolo e industriale, reggono i servizi. La carenza infrastrutturale potrebbe penalizzare la Zona speciale

Quattordici anni con i principali indicatori socio-economici in calo, a parte quelli relativi al tasso di disoccupazione, alle importazioni ed esportazioni all’estero e ai depositi e prestiti bancari. Lo scenario calabrese resta invischiato nelle sue note criticità legate a un fragile tessuto economico e sociale. E le prospettive sono ancora tutte da verificare, tra programmi, piani nazionali e realtà come la Zes unica che ancora dovranno essere riempite di nuovi contenuti.
I dati sono quelli Istat, Inps, Svimez e Banca d’Italia raccolti proprio dalla Svimez nel suo ultimo rapporto sul Mezzogiorno, che guardano al periodo 2008-2022 per le regioni del Sud Italia facendo un confronto con le altre aree del Paese.

Demografia e lavoro

A partire dalla situazione demografica, per la Calabria la situazione resta fragile: nel 2008 i residenti risultavano 1,97 milioni per arrivare nel 2022 a 1,85 milioni, con un calo secco di circa 100mila unità dal 2008 al 2020 e un assestamento al ribasso nei due anni successivi. Nonostante il calo demografico, il tasso di occupazione non sembra averne guadagnato: nel 2008 gli occupati in agricoltura erano 88.300, nel 2022 81.200; nell’industria la discesa è stata ancora più drastica: da 129mila a 89.600 lavoratori, con veri e propri crolli sia nell’industria in senso stretto che nelle costruzioni che sono tornate a salire dopo il 2020 probabilmente solo in conseguenza del superbonus. A reggere, pur sempre in calo, gli occupati nei servizi: da 463.100 a 439mila. I dati generali indicano una diminuzione degli occupati dai 680.400 del 2008 ai 609.800 del 2022. Ovviamente sono aumentate le persone in cerca di lavoro, passate in 14 anni da 73.200 a 90.200, con picchi di 128mila nel 2020.
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