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Processo all’avvocato Armando Veneto. La Procura di Catanzaro chiede la conferma della condanna

In primo grado gli sono stati inflitti sei anni per corruzione

Confermare le condanne emesse in primo grado, questa la richiesta avanzata dal sostituto procuratore generale di Catanzaro al termine della sua requisitoria nel processo d’appello sulla presunta corruzione in atti giudiziari che avrebbe coinvolto il noto penalista Armando Veneto. Nel febbraio 2022 l’avvocato calabrese era stato condannato, al termine del processo con rito abbreviato, a sei anni di reclusione insieme a Domenico Bellocco, alias Micu u Longu e Giuseppe Consiglio, 2 anni erano invece stati inflitti al collaboratore di giustizia Vincenzo Albanese e 4 anni per Rosario Marcellino. Dopo l’intervento del rappresentante della Procura generale hanno preso la parola in aula gli avvocati Letterio Rositano, Antonino Cavo e Gianfranco Giunta, che hanno concluso chiedendo l’assoluzione per i loro assistiti. Si tornerà in aula il 23 febbraio, quando sono previsti gli interventi dei difensori di Veneto, gli avvocati Vincenzo Maiello e Beniamino Migliucci.

Una vicenda che affonda le sue radici nel passato, fatti che sarebbero avvenuti tra il 2009 e il 2010, e che erano già in parte emersi. Si tratta infatti del secondo filone di quella che nel 2014 venne chiamata inchiesta “Abbraccio” e che travolse il giudice del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, Giancarlo Giusti, che si suicidò nella sua casa di Montepaone meno di un anno dopo il deflagrare dello scandalo. Quella prima tranche portò alla condanna in primo grado al termine del processo con rito abbreviato di sei persone.
Già all’epoca il nome dell’avvocato Veneto venne accostato agli imputati, ma non assunse mai la veste di indagato. Poi la nuova tranche investigativa. Giusti, all’epoca al Tribunale del Riesame di Reggio, avrebbe accettato una somma complessiva di 120mila euro per scarcerare Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, 41 anni, raggiunti da un provvedimento custodiale della Dda reggina. Sono loro tre, quelli che i pm, definiscono i “corruttori” del giudice.

Maggiori dettagli nell'edizione cartacea di domani mercoledì 14 febbraio

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