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Stretta finale sui fondi di coesione. Alla Calabria toccano 2,2 miliardi

La firma dell’intesa con il governo Meloni entro il 20 febbraio. Nella quota rientrano anche i 300 milioni destinati al Ponte

Deadline fissata al 20 febbraio. Entro quella data la Regione Calabria confida di firmare l’Accordo di coesione con Palazzo Chigi per ottenere dal governo la propria quota del Fondo di coesione (Fsc). Ai piani alti della Cittadella calabrese assicurano di essere pronti alla stipula e di aver proceduto già da diverse settimane al caricamento di tutte le schede tecniche. Finora difficoltà di varia natura hanno determinato uno slittamento in avanti rispetto ai tempi originariamente previsti, tuttavia dovremmo essere ormai alla stretta finale.
Il lavoro preparatorio, infatti, è stato affinato nel corso di una serie di interlocuzioni tra il governatore Roberto Occhiuto e il ministro Raffaele Fitto. Adesso si tratta di passare all’atto finale con il sigillo - così come successo per altre Regioni - della premier Giorgia Meloni. La quota di Fsc che spetta alla Calabria ammonta a 2,2 miliardi. Dentro tale cifra, oltre agli interventi in materia di infrastrutture, idrico, beni culturali, ambiente e dissesto idrogeologico, ci sono anche i 300 milioni da destinare alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Soldi, in ogni caso, riutilizzabili per altre finalità nel caso in cui il faraonico progetto di collegamento stabile tra Calabria e Sicilia dovesse saltare.
L’intesa formale con il governo centrale è necessaria a sbloccare l’erogazione alla Regione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) che servono a cofinanziare i progetti dei fondi europei (Fesr e Fse+). Senza la quota Fsc, le diverse amministrazioni regionali temporeggiano nel pubblicare i bandi della programmazione 2021-2027 (evidenti le difficoltà a recuperare risorse per una parte del cofinanziamento) che rischia di restare ferma ancora per diversi mesi.
A destare qualche perplessità, semmai, sono le clausole inserite in alcuni Accordi di coesione già firmati in altre realtà: in buona sostanza la parte di risorse Fsc indicata nell’intesa che quella Regione non riesce a spendere entro l’anno preso in esame viene definanziata per essere reimpiegata anche in altri territori.

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