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Produzione industriale, la Calabria è in caduta libera da 15 anni

Dal 2007 al 2022 persi 1,2 miliardi di euro. La Calabria fa registrare un crollo del valore aggiunto reale

Ha perso molto terreno negli ultimi 15 anni il valore aggiunto reale della produzione industriale calabrese, in linea con quanto avvenuto nel Mezzogiorno. Se si guardasse soltanto ai dati relativi a pre-pandemia e post pandemia, i numeri mostrerebbero tutto sommato una tendenza positiva, con il recupero del terreno rispetto al 2019.

Ma, in realtà, lo scenario che emerge considerando un periodo più ampio qual è quello che parte dalla grande recessione del 2008-2009 con la crisi dei mutui subprime, passando per quelle degli anni successivi, è ben diverso e più grave. Istat e Cgia di Mestre mettono nero su bianco i dati italiani. Il centro studi dell’istituto mestrino, elaborando proprio i dati dell’Istituto nazionale di statistica, parla di un vero e proprio «crollo» del Sud: «Tra il 2007 e il 2022, il valore aggiunto reale dell’industria del Mezzogiorno è crollato del 27 per cento, quello del Centro del 14,2 e del Nordovest dell’8,4. Solo il Nordest ha registrato un risultato positivo che ha toccato il +5,9 per cento».

A livello regionale, la Calabria è tra le regioni che fanno registrare le performance più critiche con un pesante calo del -33,5 per cento: dai 3.4 miliardi del 2007 si scende ai 2.2 miliardi del 2022. In controtendenza nel Mezzogiorno la Basilicata, per via del boom dell’attività estrattiva in Val d’Agri e Val di Sauro.

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