Ha perso molto terreno negli ultimi 15 anni il valore aggiunto reale della produzione industriale calabrese, in linea con quanto avvenuto nel Mezzogiorno. Se si guardasse soltanto ai dati relativi a pre-pandemia e post pandemia, i numeri mostrerebbero tutto sommato una tendenza positiva, con il recupero del terreno rispetto al 2019.
Ma, in realtà, lo scenario che emerge considerando un periodo più ampio qual è quello che parte dalla grande recessione del 2008-2009 con la crisi dei mutui subprime, passando per quelle degli anni successivi, è ben diverso e più grave. Istat e Cgia di Mestre mettono nero su bianco i dati italiani. Il centro studi dell’istituto mestrino, elaborando proprio i dati dell’Istituto nazionale di statistica, parla di un vero e proprio «crollo» del Sud: «Tra il 2007 e il 2022, il valore aggiunto reale dell’industria del Mezzogiorno è crollato del 27 per cento, quello del Centro del 14,2 e del Nordovest dell’8,4. Solo il Nordest ha registrato un risultato positivo che ha toccato il +5,9 per cento».
A livello regionale, la Calabria è tra le regioni che fanno registrare le performance più critiche con un pesante calo del -33,5 per cento: dai 3.4 miliardi del 2007 si scende ai 2.2 miliardi del 2022. In controtendenza nel Mezzogiorno la Basilicata, per via del boom dell’attività estrattiva in Val d’Agri e Val di Sauro.
Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria
Caricamento commenti
Commenta la notizia