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Il ddl autonomia arriva in Senato, la Calabria tiene accesi i riflettori

Domani l’avvio del percorso in Aula al Senato per il disegno di legge sull’autonomia differenziata. In contemporanea, in diverse piazze d’Italia tra le quali anche Catanzaro, partirà anche la protesta promossa dai “Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Repubblica e l’uguaglianza dei diritti”. Insomma, se il cammino in commissione a Palazzo Madama è già stato caratterizzato da proteste, altolà e polemiche, l’approdo nel pieno della fase legislativa non sembra essere da meno.
La discussione avrà, dunque, al centro il ddl Calderoli, come modificato in commissione, e gli abbinati ddl Boccia e Martella, questi ultimi volti a individuare un’autonomia mitigata sotto quegli aspetti - tra i quali definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), modalità di richiesta dell’autonomia, finanziamento delle funzioni attribuite - ritenuti particolarmente critici da parte delle opposizioni. Gli scenari al momento mostrano una maggioranza convinta nel sostenere il provvedimento proposto dal ministro leghista fino in fondo, anche per avere prossimamente la strada spianata verso la riforma del premierato. Ma da parte del centrosinistra e dei 5S al momento non sembrano esserci aperture. E se il centrodestra vuole ostentare compattezza, ancora ieri dalle colonne della Gazzetta del Sud il vicepremier Antonio Tajani (FI) ha a chiare lettere affermato che, a fronte dell’appoggio al provvedimento, «ha ragione il presidente calabrese Roberto Occhiuto, non potranno esserci nuovi assetti nelle competenze di ciascuna regione se non verrà tutelato chi corre il rischio non solo di rimanere indietro ma di essere penalizzato ancora di più».
Proprio il governatore ancora qualche giorno fa, da un evento organizzato dal partito a Napoli, aveva lanciato un chiaro monito: «Noi amministratori del Sud non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti del Nord, ma certamente non vogliamo farci fregare. L’ho già detto in altre occasioni: no money, no party».

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