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Vertenze in Calabria, “pacco” di Natale per migliaia di lavoratori: dai call center ai trasporti

Diverse le vertenze aperte tra il Pollino e lo Stretto: più che la tredicesima molti attendono di conoscere il proprio futuro

C’è chi ammira le luminarie nei centri storici e chi sta in casa a passare in rassegna le bollette da pagare, chi si dà allo shopping compulsivo e chi le vetrine deve limitarsi a guardarle dall’esterno. L’altro Natale, quello di chi non aspetta la tredicesima bensì di sapere cosa ne sarà del suo posto di lavoro, quello di chi vive la precarietà come condizione permanente, non può certo aderire ai canoni consumistici che hanno snaturato il senso del regalo, del dono, facendone quasi un obbligo. Nessuno regala nulla alle migliaia di lavoratori che riempiono piazze e strade non per acquisti ed eventi ma per rivendicare il diritto a vivere, prima o poi, liberi dalla schiavitù di un futuro a breve scadenza.

Sotto il loro cielo non si intravedono stelle comete ma solo vertenze, micce che rischiano di deflagrare come bombe sociali ma che spesso si consumano nell’indifferenza di chi un lavoro e uno stipendio dignitoso ce l’ha. Eppure è sotto gli occhi di tutti, giusto per fare qualche esempio, il precariato di Stato dei tirocinanti, il dramma degli operatori dei call center, la triste parabola di operatori sanitari (e dunque anche di pazienti) abbandonati a loro stessi.

La bomba dei call center

La vertenza dei lavoratori della Abramo Customer Care è esplosa nelle scorse ore, cioè appena Tim ha annunciato di cessare una serie di commesse all'azienda. Così dal 1° gennaio ben 493 lavoratori delle sedi di Catanzaro, Montalto Uffugo (dove ieri si è registrato un sit-in di protesta), Crotone e Palermo saranno posti in cassa integrazione a 0 ore. L’altro ieri nel sito di Crotone tutti i 500 dipendenti (la Cig riguarda 90 di loro) hanno incrociato le braccia. «Ogni posto di lavoro qui pesa come un macigno», ha commentato il primo cittadino di Crotone, Vincenzo Voce, che assieme ai sindaci di Catanzaro (Nicola Fiorita) e Cosenza (Franz Caruso) ha contattato i responsabili di Tim «per verificare la possibilità di una proroga del contratto».
Sos psichiatria a Reggio Era invece da molto tempo che gli operatori reggini della psichiatria temevano il peggio. Dopo 8 anni di ricoveri bloccati e decenni di richieste di riorganizzazione rimaste senza risposta, la cattiva notizia dei giorni scorsi: «Tanto tuonò che piovve! Legacoop e Unicoop – ha fatto sapere l’Usb Reggio – annunciano il licenziamento per 100 lavoratori e la chiusura di diverse strutture del Reggino da trent'anni impegnate nell'assistenza psichiatrica».

Trasporti, Consorzi e biomasse

A Cosenza i lavoratori dell’azienda del trasporto pubblico (Amaco) aspettano la quattordicesima che doveva essere saldata a giugno, poi la mensilità di ottobre e metà dei mesi di novembre e dicembre. Ci sono già state due assemblee e in un incontro con il commissario liquidatore si è parlato della possibilità di incassare almeno parte delle spettanze entro la fine del mese. Ma in assenza di risposte concrete si preannunciano azioni di lotta molto incisive. Arrabbiati e preoccupati anche i lavoratori del Consorzio di bonifica di Cosenza che sono senza stipendio da luglio e che nei giorni scorsi hanno protestato davanti alla sede della Prefettura assieme ai loro rappresentanti sindacali. Altre proteste sono in atto nel Crotonese dove rischiano il posto a decine (45 i dipendenti diretti e 150 dell’indotto) per la decisione del Gestore servizi energetici (Gse) di sospendere l'erogazione degli incentivi pubblici alla centrale a biomasse di Cutro in seguito al coinvolgimento della societànell'inchiesta antimafia “Black wood”.

«Unità di crisi permanente»

Vertenze su vertenze, insomma, sia nel pubblico che nel privato, tanto da far invocare al segretario generale della Uil Calabria Santo Biondo l’istituzione di una «unità di crisi in Regione», un osservatorio permanente «propositivo e operativo» che «monitori tutte le situazioni in cui si mette a rischio l’occupazione per cercare di costruire delle misure di intervento sul piano regionale e, laddove ciò non dovesse essere possibile, coinvolgere il governo nazionale e i vari Ministeri».

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