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Dal sogno alle start-up: in Calabria nate 7 attività imprenditoriali

«Gloria ha origini nigeriane, ha sempre sognato di aprire un'attività tutta sua legata alla vendita di prodotti per la cura del corpo e dei capelli. Maha trascorre molto tempo a casa ma ha trovato il modo di dare spazio alla sua creatività intraprendendo un’attività artigianale che prevede la produzione di candele in cera naturale estratta da soia vegetale, vasi ed altri oggetti in ceramica».
A raccontare è Nicoletta Bellizzi, operatrice del Cidis impresa sociale Ets di Castrovillari che ha seguito l’accompagnamento per l’avvio di impresa, favorito dal progetto “P.I.U. SU.PR.EME. Resto in campo” nel territorio di Cosenza. «La possibilità di ricevere supporto e accompagnamento ha rappresentato, sia per Gloria che per Maha, un incoraggiamento a investire sulle loro idee. Le indicazioni di tutta un’equipe, fatta anche di consulenti del lavoro, le ha aiutate nel redigere il loro piano d’impresa, a calcolare i costi e a fare una proiezione sulla sostenibilità della loro idea, che nel caso di Maha è una start-up di vendita on-line e per Gloria è l’apertura di un minimarket di prodotti per la cura del corpo e dei capelli e di cibi dal mondo, attività non presente a Castrovillari, città in cui vive. Questa nuova opportunità e lo slancio che le ha motivate, nonostante alcune difficoltà iniziali, è, secondo quanto vissuto in questi mesi di progetto, la possibilità di costruire un nuovo futuro partendo da loro stesse, l'auto-impiego – conclude Nicoletta Bellizzi – è sinonimo di un processo di autonomia e anche di emancipazione femminile».
«Il desiderio di mettere radici in Italia e in particolare in Calabria» è invece il file rouge che accompagna le storie di Sunday, Stanley, Grace e Magnam, Keita e Filmon «che hanno in comune esperienze di accoglienza, promozione e integrazione positive», dice Adriana Raso, operatrice del Consorzio Sociale Goel che ha seguito l’avvio imprenditoriale delle cinque start-up nate a Lamezia Terme, Catanzaro e Camini, piccolo centro della Locride.
Il negozio da parrucchiere di Keita, un market multietnico di Gracee e Magnam, l’attività di giardiniere professionista per Sunday a Catanzaro, l’incentivo all’avvio per l’attività di apicoltore di Filmon a Camini e il bazar multietnico di Stanley a Lamezia Terme.
«Nelle realtà in cui sono stati accolti, al loro arrivo in Italia, hanno costruito reti sociali significative – continua Adriana Raso – da questo hanno riconosciuto il desiderio di voler rimanere in Calabria e qui costruire un futuro per sé e i propri figli. Alcuni di loro sono arrivati in Italia quando erano ancora minorenni. Dopo essere scappati dalle guerre e dalla povertà, sono giunti in Italia approdando sulle coste lampedusane attraverso la rotta libica. Qui hanno vissuto esperienze di accoglienza diverse, ma nel loro vissuto comune hanno anche l’essere stati vittime di sfruttamento in agricoltura e anche in altri settori».
Durante la ricerca e la valutazione delle idee di impresa, durante il percorso di formazione garantito dal progetto “P.I.U. SU.PR.EME. Resto in campo” era già chiaro che in tutte le persone fosse vivo «il sogno di diventare “padroni di se stessi’” – chiude Adriana Raso – per realizzare quel sogno di libertà inseguito a bordo di una qualsiasi carretta del mare per poi poter fare una videochiamata ai parenti rimasti in Mali, Eritrea o in Nigeria ed emozionarsi mentre si dice “puoi essere fiero di me, ce l’ho fatta”».

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