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Calabria, la Regione assumerà sei vittime di 'ndrangheta

L’assunzione di sei persone vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e la nuova legge a sostegno degli imprenditori che denunciano le cosche e il racket delle estorsioni: la Regione accelera su un doppio, significativo, binario nella lotta alla ’ndrangheta.
Sul primo fronte, l’annuncio è di ieri: sul sito della Regione è consultabile la manifestazione di interesse per l’assunzione a tempo pieno e indeterminato, tramite chiamata diretta nominativa, di sei persone con profilo professionale di operatore. Il bando, spiega una nota, «è riservato alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata e alle vittime del dovere, nonché al coniuge e ai figli superstiti, ovvero ai fratelli conviventi e a carico qualora siano gli unici superstiti dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi». Con queste qualifiche è necessario essere iscritti ai Centri per l’impiego della Regione Calabria. Il reclutamento è stato programmato dalla giunta regionale su proposta dell’assessore Filippo Pietropaolo.
Per quanto riguarda invece la nuova legge in favore degli imprenditori che denunciano, è confermato l’impegno per la rapida approvazione in Consiglio regionale. Ieri il governatore Roberto Occhiuto ha incontrato alla Cittadella di Catanzaro l’imprenditore Antonino De Masi, da anni sotto scorta dopo aver denunciato le pressioni della ’ndrangheta, e promotore del testo che oggi sarà in seconda commissione e lunedì all’esame dell’assemblea di Palazzo Campanella. Sotto i riflettori, nel corso dell’incontro con De Masi, proprio la proposta di legge che, ispirata dallo stesso imprenditore con una lettera aperta lo scorso settembre, è stata firmata da tutti i capigruppo in Consiglio regionale. «Andiamo in Consiglio – ha detto Occhiuto rendendo noto l’incontro con una storia su Instagram – e approviamo auspicabilmente con il voto di tutti, della maggioranza e dell’opposizione, questo testo di legge in favore degli imprenditori che si sono ribellati alla ’ndrangheta. La legge serve anche a stimolare un dibattito a livello nazionale».

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