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Se l’energia pulita abbatte gli alberi: parte dalla Calabria l’appello al Capo di Stato contro eolico e fotovoltaico

Associazioni, intellettuali, uomini delle Istituzioni e di Chiesa critici sugli impianti. Dai dati Ispra emerge che il consumo di suolo è del 5% sopra la media nazionale

Può davvero essere definita “pulita” l’energia prodotta da un impianto realizzato abbattendo degli alberi e consumando suolo? La domanda è senza dubbio retorica per le centinaia di sottoscrittori di una lettera aperta rivolta al Capo dello Stato con cui si invoca «una riconversione energetica che non faccia a pugni con il rinnovato articolo 9 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica tutela il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, la biodiversità e gli ecosistemi».
A firmare l’appello sono decine di associazioni, movimenti, attiviste e attivisti sostenuti da amministratori locali, intellettuali e artisti (tra gli altri Alice Rohrwacher, Gioacchino Criaco, Cataldo Perri e Francesco Bevilacqua), uomini delle istituzioni e della Chiesa (hanno aderito il parroco del Duomo di Polistena, don Pino Demasi, e il Museo Diocesano di Palmi). Non esprimono solo «sofferenza» per una «devastazione» che sul territorio calabrese «s’impenna invece di arrestarsi», ma avanzano anche proposte concrete «per avviare finalmente una stagione politica orientata al recupero della qualità ambientale e della serenità sociale».

L’opposizione alla «proliferazione indiscriminata di mega impianti eolici e fotovoltaici» è netta ma anche motivata perché, si sottolinea, «è paradossale che si continuino a costruire impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili che abbattono migliaia di alberi, alterano morfologie a volte già fragili incrementando il dissesto idrogeologico, consumano e degradano il suolo».
Il fronte dei territori Dalla Locride alle Serre vibonesi e catanzaresi si stanno levando nuove proteste per progetti in itinere che vedrebbero aggiungere molte grandi pale a quelle già esistenti. Il fronte dei territori è insomma “caldo” e in questo senso la lettera aperta a Mattarella punta esplicitamente a creare «un minimo comune denominatore tra le tante anime dei soggetti e dei comitati pronti a far nascere, a stretto giro, un coordinamento regionale di tutti coloro che si oppongono all’avanzata dell’eolico e del fotovoltaico stragisti, agli impianti di produzione di energia rinnovabile sostitutivi di boschi, terreni agricoli e suolo naturale». I promotori richiamano la continua produzione scientifica dell’Ispra in materia ambientale, «che dovrebbe rappresentare la bussola delle amministrazioni in materia ambientale», e ciò che è riportato nel Piano di Transizione ecologica a proposito della necessità di individuare per gli impianti fotovoltaici ed eolici le superfici idonee coerentemente «con le esigenze di tutela del suolo, delle aree agricole e forestali e del patrimonio culturale e paesaggistico in conformità ai principi di minimizzazione degli impatti su ambiente, territorio e paesaggio», prevedendo «lo sfruttamento prioritario delle superfici di strutture edificate come tetti di edifici pubblici, capannoni, parcheggi, aree e siti oggetto di modifica, cave e miniere cessate».
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