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L'assassinio di Salvatore Di Cicco a Crucoli, la vittima al killer: «Ma perché cosa ho fatto?»

La trappola. Figlia del tradimento. Salvatore Di Cicco s’era guadagnato sul campo i “gradi” di ‘ndranghetista. Con la sua vettura aveva preso parte all’agguato costato la vita, il 16 maggio del 2001 a Cassano, all’imprenditore Vincenzo Bloise. “Sparami in pettu” - così lo chiamavano i “compari” di cosca - era uno lesto a muoversi nel mondo della criminalità. L’omicidio Bloise, peraltro, gli costerà una condanna all’ergastolo in (per così dire) contumacia che gli verrà inflitta dall’Assise di Cosenza nel 2005, quando era già morto e sepolto.
Di Cicco muore perché sospettato di essere un “confidente” delle forze dell’ordine e perchè qualcuno teme che possa addirittura saltare il fosso e pentirsi. A raccontarlo sono i collaboratori di giustizia Nicola Acri e Ciro Nigro. Le due “gole profonde” della Sibaritide riferiscono ai magistrati inquirenti che Eduardo Pepe a capo con Fioravante Abbruzzese del clan Abbruzzese (entrambi saranno successivamente a uccisi il 2 ottobre del 2002 a Cassano durante la faida con i Forastefano) era stato informato da alcune “talpe” annidate tra le forze dell’ordine che a Di Cicco era stata avanzata la proposta di collaborare. Non solo: sulla sua auto c’erano delle “cimici” attraverso le quali era stato possibile registrare colloqui compromettenti intercorsi anche tra Pepe e Giuseppe Spagnolo, detto “u banditu” di Cirò Marina. Il sospetto d’un possibile doppio gioco inscenato da “Turuzzu” in accordo con le forze dell’ordine ne determinò dunque la eliminazione. Nicola Acri e Rocco Azzaro convocarono Ciro Nigro affidandogli il compito di attirare in trappola Di Cicco. La scusa? Recarsi nel Cirotano per acquistare delle armi dopo aver ricevuto i soldi necessari all’acquisto da Eduardo Pepe. Una trappola in cui la vittima cadde senza nutrire il benchè minimo timore. Nigro lo portò nelle campagne di Crucoli e, appena sceso dall’auto, Di Cicco venne immobilizzato da Giuseppe Nicastri e Giuseppe Spagnolo. «Si è girato verso di me ed ha chiesto: “ma perchè, che ho fatto?" racconta Nigro. Spagnolo gli puntò subito contro una pistola calibro 7,65 che, però, s’inceppò. Così prese un revolver 38 da una busta e lo assassinò usando questa seconda arma. Il corpo fu poi interrato.

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