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La proposta anti-'ndrangheta di Antonino De Masi alla politica calabrese: "Premialità per chi denuncia"

Antonino De Masi

«Chiedo alla classe politica calabrese di farsi promotrice di una norma che consenta di riconoscere in modo concreto e tangibile il valore positivo di chi denuncia concedendogli speranza e diritti (una forma di premialità). L’ente Regione a nome di tutti i calabresi è chiamato ed esprimere concreta solidarietà adottando un provvedimento che metta in chiaro che “denunciare conviene ed è sinonimo di solidarietà e vicinanza e non di isolamento”». Ad affermarlo è Antonino De Masi, imprenditore della Piana di Gioia Tauro, in una lettera aperta inviata ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso, e a tutti i capigruppo e assessori regionali: De Masi vive sotto scorta da anni per non essersi piegato alla ‘ndrangheta e ha ora ideato un progetto di legge regionale che prevede “premialità per le imprese resistenti alla criminalità organizzata”

«Mi rivolgo alla classe politica calabrese, senza distinzione di colore e schieramenti, per rappresentare, dal mio punto di vista, cosa significa fare impresa in Calabria. La situazione socio economica - sottolinea - della nostra Regione è sotto gli occhi di tutti; stiamo attraversando momenti molto importanti e delicati nei quali è in gioco il futuro della nostra terra; assistiamo ad una lotta costante tra lo Stato e l’antistato (la ndrangheta e la cultura filomafiosa). La magistratura e le forze dell’ordine stanno facendo la loro parte, ma è indispensabile svegliare le coscienze dei calabresi (per molto tempo dormienti ed a volte omertose e colluse) e farli diventare attori protagonisti di una rivoluzione “culturale” che ha al centro la legalità. Sto facendo del mio meglio per essere da esempio, esponendomi e continuando a fare impresa in Calabria. Credo che la mia storia, quello che ho fatto e sto facendo, mi danno, forse, la competenza e l’esperienza per portare alla vostra attenzione questo contesto. I fatti di cronaca che tutti i giorni siamo chiamati a vedere, leggendo quanto riportato dai media sulle importanti attività di indagine della magistratura, ci raffigurano un territorio in cui “le organizzazioni criminali controllano il battito cardiaco dei cittadini” (citazione di Nicola Gratteri). Viviamo in contesti in cui si è normalizzato il male, ci siamo assuefatti al potere criminale, restando impassibili e non reagendo. L’impatto devastante di questo scontro – evidenzia ancora De Masi – lo stanno subendo in particolare gli imprenditori costretti per il loro ruolo a subire in prima persona aggressioni e pressioni in diverse forme».

Le difficoltà di chi denuncia

Per De Masi «l’imprenditore aggredito dalla criminalità si trova, dal suo punto di vista, davanti a scelte molto forti:  Pagare e subire l’estorsione, che significa sottomettersi al potere criminale, pagare un prezzo, riconoscere di avere “padroni e padrini”, illudendosi di avere la garanzia di poter operare sul territorio. Il “mettersi a posto” significa infatti pagare l’onere del “pizzo” ma poter poi continuare a lavorare, al di là del disvalore e del condizionamento che tale azione comporta, non rendendosi conto di aver “venduto l’anima al diavolo”. Denunciare, il che comporta un profondo cambiamento di vita, porta ad essere nel costante pericolo di subire minacce ed attentati, oltre al drammatico isolamento nel quale è costretto a vivere. Certamente lo Stato starà al fianco della vittima e gli garantirà tutte le possibili forme di tutela fisica, scorte, vigilanza ecc.. Ma dall’altra parte purtroppo il denunciare nel nostro contesto comporta anche la marginalizzazione, non solo sociale ma a volte anche economica, in situazioni in cui la cultura mafiosa occupa sovente anche spazi nella pubblica amministrazione. L’imprenditore vittima di aggressioni criminali per la sua mentalità pragmatica spesso si illude, sbagliando, di poter gestire l’estorsione, limitandone i danni, anche perché vede a volte nel sistema Stato incertezze ed incapacità di poter garantire la sua tutela e la salvaguardia della continuità dell’attività imprenditoriale. Queste considerazioni generano la mancata denuncia e l’accettazione del condizionamento mafioso. Statisticamente parlando, vi sono moltissime aziende vittime dei poteri criminali. Vittime di aggressioni che, dopo aver denunciato, sono state messe in serie difficoltà. Paradossalmente in molti casi le imprese vittime che hanno denunciato hanno continuato a subire privazioni e limitazioni che hanno portato molte di esse a chiudere l’attività o rischiare concretamente il fallimento. Oltre all’isolamento economico vi è quello sociale, conseguenza anche dei sistemi di tutela, che condiziona ancor più pesantemente e profondamente tutto il nucleo familiare e la vita quotidiana di ognuno. Si tratta in questo caso di prezzi molto alti, di sacrifici enormi e di privazioni che minano pesantemente la serenità familiare portandone spesso alla definitiva rottura. La Calabria è una regione ad altissima tasso di criminalità, ma è anche una terra dove vi sono i primi ed importanti segnali di resistenza, dove i cittadini e gli imprenditori, assumendosene i rischi e le paure, stanno cercando di resistere e reagire, ma occorre predisporre degli strumenti per poter dare loro speranza e certezza nelle loro scelte di legalità».

La proposta di legge regionale

Da qui la proposta di legge. «Sulla base di ciò – conclude De Masi – mi permetto quindi di invitare la classe politica della mia regione ad intervenire realizzando un provvedimento, innovativo, che potrà essere anche da esempio per le altre Regioni in cui mettere al centro il valore “positivo “ della denuncia, riconoscendo dei “benefit” che in qualche modo possano supportare i grandi sacrifici patiti dalle vittime della criminalità. Chiedo dunque alla classe politica calabrese di farsi promotrice di una norma che consenta di riconoscere in modo concreto e tangibile il valore positivo di chi denuncia concedendogli speranza e diritti (una forma di premialità). L’ente Regione a nome di tutti i calabresi è chiamato ed esprimere concreta solidarietà adottando un provvedimento che metta in chiaro che “denunciare conviene ed è sinonimo di solidarietà e vicinanza e non di isolamento”. Abbiamo un obbligo morale e non solo di essere portatori concreti di speranza: dobbiamo chiedere ai calabresi di fidarsi di noi e per questo dobbiamo guardare oltre, dando e chiedendo coraggio».

Occhiuto-Mancuso, ok pdl De Masi per premialità a imprese che denunciano

“È davvero lodevole l’iniziativa dell’imprenditore Nino De Masi - un uomo che, suo malgrado, è diventato un simbolo della legalità e della lotta alla ‘ndrangheta - che quest’oggi ha inviato ai massimi rappresentati della politica calabrese una bozza di proposta di legge regionale per riconoscere una sorta di ‘premialità’ alle imprese vittime della criminalità organizzata. Nino De Masi tanti anni fa si è ribellato alle angherie e alle minacce della ‘ndrangheta, avviando nella nostra Regione una rivoluzione culturale che ha al centro la legalità, denunciando e subendo purtroppo i costi sociali ed economici di questa sua straordinaria e coraggiosa scelta. Tanti imprenditori come lui subiscono quotidianamente intimidazioni, ma non sentendosi abbastanza tutelati dallo Stato preferiscono accettare la sottomissione ai poteri criminali, illudendosi così di poter avere una garanzia di operatività sul proprio territorio di riferimento. Noi, come classe politica regionale, abbiamo invece il dovere di rompere questo circolo vizioso, schierandoci con forza dalla parte delle imprese che hanno il coraggio di denunciare, facendo sentir loro la vicinanza dello Stato e delle istituzioni, e dando strumenti concreti di speranza e certezza nelle loro scelte di legalità. La proposta di De Masi è tanto semplice quanto condivisibile. ‘Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti operanti nel territorio regionale prevedono nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti per l’aggiudicazione di contratti pubblici, l’assegnazione di un punteggio aggiuntivo, pari al 10% del parametro numerico finale, alle imprese che attestano di essere stati vittime di atti di criminalità organizzata, fatti usurari ed estorsivi o di aver assunto nei procedimenti penali ad essi relativi, il ruolo di testimoni di giustizia. La premialità è riconosciuta dalla Regione e dagli enti del sistema regionale anche in sede di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi finanziari e attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere’. Come detto, De Masi ha mandato la pdl a tutta la classe politica calabrese, ‘senza distinzione di colore e schieramenti’, chiedendoci di farci promotori di una norma che consenta di riconoscere in modo concreto e tangibile il valore positivo di chi denuncia, concedendo agli imprenditori che trovano questo coraggio speranza e diritti. Nel rispetto dei ruoli istituzionali di ciascun attore politico, sentiamo di voler sposare - come presidente della Giunta regionale e come presidente del Consiglio regionale - questa iniziativa. Ci impegneremo nelle prossime settimane per trasformare in realtà la proposta di De Masi, e lo faremo lavorando anche con i gruppi di opposizione affinché il massimo organo legislativo regionale possa approvare una legge condivisa da tutta l’assemblea”.

Lo affermano in una nota congiunta il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, e il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Filippo Mancuso.

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