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Disoccupazione e carenze sociali fomentano la violenza minorile in Calabria

I dati mostrano un incremento degli episodi tra le mura domestiche

I fatti di Palermo e Caivano hanno tristemente riportato al centro dell’attenzione pubblica temi dal forte impatto sociale quali la violenza commessa da e su minori. Spesso, circostanze del genere maturano all’interno di contesti familiari e sociali in cui i minori vivono la violenza e la sessualità in maniera distorta, così proposta loro da modelli sbagliati o assenti.

In Calabria, secondo i dati più recenti diffusi dal Centro di Giustizia Minorile, nel 2019, sono stati 72 (su 954 in Italia) i minori che hanno commesso reati a sfondo sessuale (Young sex offenders); nel 2020, poi, i minori che hanno commesso reati di violenza domestica (Young domestic offenders) in Calabria sono stati 41. In quest’ultimo caso, il dato ha fatto segnare un incremento del 25% rispetto all’anno precedente, anche a causa del lockdown. La nostra regione fa segnare l’incidenza di una serie di fattori di rischio scatenanti le due tipologie di reati minorili. Tra questi, l’elevata disoccupazione giovanile, l’alta percentuale di dispersione scolastica e l’assenza, in circa il 58% dei Comuni calabresi, dei servizi sociali.

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