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Rincari libri insostenibili in Calabria, i dirigenti: “Prezzo dei libri aumentato fino al 15%”

Chiesti al governo maggiori sostegni. Secondo una ricerca condotta da Skuola.net il mercato dell’usato stenta

Il prezzo dei libri scolastici è cresciuto anche del 15%, una spesa che assieme a quella del corredo – zaino e cancelleria varia – secondo le associazioni dei consumatori porta a 1.300 euro a studente il costo per le famiglie, quasi cento in più dello scorso anno.
Di fronte a un settembre che sempre più fa rima con salasso, dai presidi, dalle famiglie ma anche da editori e librai è partito un appello al governo a intervenire contro il caro-libri.
«Ogni iniziativa per sostenere le spese delle famiglie nell’attuale congiuntura inflazionistica ha il più convinto supporto di questo governo» ha assicurato alla Camera il ministro per i Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, annunciando in manovra iniziative sulle detrazioni, sull’adeguamento dei tetti di spesa ma anche aumentando i fondi dei contributi statali per l’acquisto dei libri di testo.
A fornire il dato sul caro-libri è stata l’Associazione nazionale presidi per voce del responsabile romano Mario Rusconi: «Tra il 7 e il 15% in più per i rincari delle materie prime come la carta». Per compensarlo «abbiamo chiesto che venga rivisto il limite che la scuola non deve superare; le Regioni a loro volta devono aumentare i buoni libro, alzando l’Isee minimo, e devono essere sollecite a mandare i fondi ai Comuni».
I presidi però hanno mandato un messaggio anche agli editori: per abbattere i costi «producano libri di testo un po’ più spartani. In Giappone ne ho visti su carta riciclata».
Le famiglie intanto, secondo una ricerca di Skuola.net, sono ancora molto indietro nell’acquisto dei testi, e un ragazzo su 5 rischia di arrivare in classe senza averne nemmeno uno. Colpa dei prezzi, che spingono a ritardare o dilazionare la spesa e ad andare a caccia di sconti sul web o nei supermercati. Quattro studenti su 10 pensano di dover spendere tra i 200 e i 300 euro per i libri scolastici, circa 1 su 4 stima tra i 300 e i 400, quasi 1 su 10 teme di avvicinarsi ai 500. Nè il mercato dell’usato, col susseguirsi di nuove edizioni, sembra riuscire a sfondare: 7 su 10, nonostante i prezzi, sceglieranno libri freschi di stampa. Anche gli editori dell’Aie, assieme ai librai dell’Ali-Confcommercio, si sono in realtà rivolti al governo: i fondi, è la loro richiesta, vanno innalzati da 133 milioni ad almeno 170 per le famiglie in povertà assoluta, «prevedendo una detrazione fiscale sul modello di quella garantita per le spese mediche e sportive». Sarebbe un aiuto per le famiglie, che possono arrivare a spendere per ogni figlio - fa i calcoli Assoutenti - fino a 1.300 euro per libri e corredo: «Il governo - propongono - crei in collaborazione con produttori e commercio “kit scuola” con prodotti a prezzi calmierati».
In Calabria dopo il provvedimento della Regione che ha destinato 8 milioni di euro, di risorse comunitarie, per la concessione di borse di studio (dai 500 ai 1000 euro), è intervenuto il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti, che sul caro-scuola, nelle ultime settimane, si è dimostrato molto propositivo. «Ho appreso con favore della decisione della Giunta regionale, comunicata dalla vicepresidente con delega all’Istruzione Giusy Princi, di stanziare risorse da destinare all’istituzione di borse di studio a favore di studenti delle scuole superiori meritevoli per contrastare il rincaro dei costi di libri e materiale didattico – ha scritto in una nota Lo Schiavo –. La Regione interviene così ad integrare con fondi propri gli esigui finanziamenti ministeriali, decidendo di ampliare la platea dei beneficiari portando il limite Isee a 14mila euro contro i 6mila previsti dal voucher ministeriale. Esattamente ciò che io stesso ho chiesto attraverso un’interrogazione rivolta proprio alla Princi. Mi fa piacere dunque che lo stimolo sia stato colto o quantomeno abbia contribuito a smuovere le acque».
Lo Schiavo aggiunge: «Spiace però constatare che la misura di fatto escluda gli studenti delle scuole secondarie di primo grado – le scuole medie – cui non si è pensato di destinare ulteriori risorse rispetto a quelle già stabilite a livello ministeriale».

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