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Operazione “Carthago Maestrale”, dal pane ai migranti tutto era cosa loro

La Dda di Catanzaro colpisce i locali di Mileto e Zungri: 84 misure cautelari

La brutale violenza della ‘ndrangheta e la sua impressionante capacità di camuffarsi grazie alla rete di insospettabili professionisti. Ci sono le due facce della criminalità organizzata calabrese nell’inchiesta “Carthago Maestrale” condotta dai carabinieri di Vibo Valentia e coordinata dalla Dda di Catanzaro. Il blitz di ieri rappresenta il secondo filone dell’inchiesta che a maggio aveva portato a 61 provvedimenti di fermo. In circa duecento capi di imputazione è ricostruito l’asfissiante controllo del territorio imposto dai due locali di ‘ndrangheta di Mileto e Zungri. Strutture militari capaci di imporre la propria leggi con le armi, basti pensare che gli inquirenti hanno ricostruito l’importazione dall’estero di 21 micidiali Ak 47. Con il supporto del Reparto Crimini Violenti del Ros e grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, è stato possibile far luce sull’omicidio di Maria Chindamo, uccisa a Limbadi il 6 maggio 2016. Mentre a quattro indagati viene contestato l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, commesso il 19 agosto 2013, il cui movente è riconducibile ad una rappresaglia per vendicare l’omicidio di Giuseppe Misiano, elemento del locale di Mileto. I clan controllavano tutto, erano riusciti addirittura a imporre il prezzo del pane. E poi c’erano le estorsioni. Nel comune di Mileto una grossa azienda di smaltimento dei rifiuti doveva pagare 50mila euro all’anno alle ‘ndrine. Anche la compravendita dei terreni era “cosa loro”. Chiunque voleva comprare un terreno doveva pagare una tangente e se voleva recuperare legname dalla propria azienda doveva pagare.
Ma anche sull’Asp di Vibo Valentia pesava «l’incidenza della criminalità organizzata». Gli inquirenti sottolineano che «il quadro investigativo emerso consente di avere un chiaro panorama di cointeressenza dell’Asp di Vibo Valentia sia con la criminalità organizzata e sia con esponenti politici di vario livello». Negli atti dell’inchiesta sono contestate irregolarità nell’appalto per la mensa negli ospedali della provincia (Vibo, Tropea e Serra San Bruno), concorsi pubblici pilotati e la vicinanza di dirigenti medici ad esponenti della criminalità organizzata. Un altro capitolo dell’inchiesta ha svelato la gestione dei migranti. Con i centro destinati ai minori non accompagnati sarebbero riusciti a garantirsi un indebito arricchimento di circa mezzo milione di euro all’anno.

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