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'Ndrangheta, Giancarlo Pittelli: "Non sono stato e non sarò mafioso"

Giancarlo Pittelli

«Non sono stato, non sono e non sarò mai un mafioso». A dirlo l’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli facendo dichiarazioni spontanee nel corso del maxi processo Rinascita Scott nel quale è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Pittelli si è presentato in aula gli avvocati Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali, e Guido Contestabile che, insieme a Salvatore Staiano, lo difendono. Caiazza e Contestabile hanno già parlato mentre Staiano ha iniziato giovedì ma entrerà nel merito della posizione dell’ex parlamentare sabato. Dopo aver sostenuto che l’inchiesta gli ha «devastato la vita familiare e professionale», Pittelli ha affermato che «sin dall’avvio di questa vicenda tristissima sono stato dipinto come persona di collegamento tra la criminalità organizzata, il mondo politico, il mondo degli affari, il mondo della massoneria. Penso che sia l’accusa più terribile, se così si può dire, che possa essere lanciata nei confronti di un cittadino di questo Paese. Nella mia vita professionale, politica, umana, non ho mai agito in violazione della legge. Dapprima mi sono state mosse specifiche accuse in relazione a singoli fatti. Mano a mano che l'istruttoria dibattimentale fluiva, con i suoi accadimenti di prova e gli incidenti cautelari smontavano le singole questioni, si è cercato di dipingermi come colui il quale era in grado di aggiustare processi. Ebbene, di questi processi io non so assolutamente nulla e quando si è riusciti a individuare uno specifico processo che io avrei accomodato, si è scoperto che i magistrati che avrei corrotto sono tra le persone più oneste e più integerrime del Distretto e non solo».

«Io - ha aggiunto poi Pittelli - sono stato iscritto alla Massoneria dal 1988 al 1993. Non mi residuava del tempo per dedicarmi all’istituzione e decisi di smettere. Nel 2017, a seguito di insistenze di alcuni amici professionisti, capii che un rientro nell’associazione avrebbe potuto crearmi dei rapporti diversi vista la cessazione dell’attività politica e un decremento importante degli affari del mio studio. Non ho mai fatto parte di logge massoniche segrete o irregolari o occulte delle quali io disconosco anche l’esistenza».

L’ex parlamentare ha anche sostenuto di sapere da dove proviene «questa fola» sulla massoneria segreta. «E' nata nel 2007 - ha detto - a seguito di uno scontro che ebbi con un pm di Catanzaro il quale inviò un’informazione di garanzia al procuratore generale di Potenza accusandolo di corruzione. E il prezzo della corruzione era rappresentato da quattro bypass aortocoronarici subiti in occasione di un infarto. Il mio atto di ribellione nei confronti di questo pm, con esposti alla Procura Generale, alla Cassazione e al Csm, culminarono con l'invio di una informazione di garanzia nei miei confronti per appartenenza a loggia massonica segreta e al riciclaggio di un assegno a firma di mia madre.

Prontamente archiviata l’indagine per mancanza di notizia di reato. Naturalmente quell'informazione di garanzia fece il giro del mondo e per 20 anni mi sono portato appresso la diceria sull'appartenenza ad una loggia deviata. Io non ho avuto vantaggi né dalla massoneria né dalla politica, non mi sono arricchito. I miei conti correnti sono sotto gli occhi di tutti».

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