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Scuola, in Calabria prima campanella “avvelenata”

Prof di sostegno e presidi neo assunti al Nord denunciano le difficoltà a tornare in Calabria e si appellano all’Usr, alla politica e ai sindacati

La lunga estate del popolo della scuola vive un agosto bollente per due polemiche avvelenate. Una porta la firma dei presidi che sono stati assunti l’anno scorso poiché inseriti nella graduatoria dell’ultimo concorso e che non riescono a trovare una sede in Calabria. L’altra ha i volti arrabbiati, oltre che delusi, dei docenti di Sostegno immessi in ruolo anche loro dodici mesi fa ai sensi dell’articolo 59 perché presenti nella prima fascia delle Graduatorie provinciali per le supplenze (Gps). Anche loro non riescono a tornare per mancanza di disponibilità. Mentre i presidi ci hanno provato con i trasferimenti, i docenti si erano affidati alla mobilità annuale. Per entrambe le categorie non c’è stato nulla da fare. I dirigenti scolastici perché quest’anno non è stato autorizzato nemmeno un trasferimento interprovinciale. I docenti perché prima dei loro movimenti sono stati accantonati dei posti che dovranno essere assegnati ai precari delle Gps.
Le richieste Tutte e due le categorie hanno suonato la campanella dell’Ufficio scolastico regionale chiedendo interventi.
«Perché non ci sono presidi in Calabria e, nello stesso tempo, l’Usr dichiara di non avere posti da assegnare ai dirigenti scolastici calabresi costretti a lavorare fuori regione e a non assegnare, per il secondo anno consecutivo, neanche un posto ai vincitori del concorso del 2017 che, a loro volta saranno costretti ad accettare la nomina dall’Emilia Romagna in su? Perché, con ogni probabilità, il prossimo concorso per dirigenti scolastici sarà a posti zero in Calabria? E perché tutto ciò avviene in presenza di un ruolo, il nostro, che per legge è di livello regionale?» si sono interrogati una trentina di presidi impegnati lontano dalla Calabria. Chiedono aiuti a sindacati e politica, regionale e nazionale, per questa ennesima “Vertenza Calabria”.
I docenti, invece, si definiscono addirittura invisibili, stigmatizzando il comportamento dell’Usr che li avrebbe tenuti fuori dalla mobilità annuale con la «complicità delle sigle sindacali regionali». Le quali, però, hanno risposto chiarendo che non ci sono state «esclusioni dalle operazioni, ma solo mancanza di posti, come previsto dal Contratto collettivo nazionale integrativo (Ccni)». Lo hanno spiegato in una nota congiunta Domenico Denaro della Flc Cgil, Raffaele Vitale della Cisl Scuola, Andrea Codispoti della Uil Scuola, Aldo Romagnino dello Snals Confsal e Antonino Tindiglia della Gilda Unams.

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