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La tregua è durata poco: brucia il Parco d’Aspromonte

A distanza di due anni dal rogo che incendiò ettari di boschi, torna il fuoco nell’area protetta. Grande spiegamento di forze di Calabria Verde per arginare le fiamme

L’incendio nel Parco d’Aspromonte

La tregua è durata poco. L'Aspromonte torna a bruciare. Dalla notte tra lunedì e martedì è in corso un incendio nel perimetro del Parco. Calabria Verde ha mobilitato diverse squadre, sono stati attivati già dalle prime luci dell'alba tre canadair e un elicottero. Pare, da una prima ricostruzione, che l'incendio sia divampato dallo stesso sito del 2021. L’area di Polsi è un rogo, bruciano pini, la lecceta, la scia di fuoco si avvia velocemente verso la faggeta una porzione di territorio dagli ecosistemi forestali molto fragili.
Già da ieri mattina il commissario di Calabria Verde, Giuseppe Oliva ha voluto essere presente a San Luca per monitorare l’evoluzione del perimetro del fuoco che torna a distanza di due anni nel cuore del Parco. Un contesto in cui il problema degli incendi sembrava storicamente superato. Poi due anni fa la stagione da incubo. Sembrava un evento eccezionale, sembrava che quella pagina triste avesse lasciato il segno e non solo nel paesaggio sfigurato e nel drammatico bilancio per il patrimonio ambientale. Ma nell’attenzione nella cura del territorio, nella prevenzione. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Oggi come allora. A distanza di due anni ancora non è chiaro come e perché sono andati in fumo quasi 10mila ettari di una delle aree protette più importanti d'Europa. Scoprire le cause vere del disastro 2021 sarebbe servito probabilmente ad evitare il ripetersi di quegli eventi. Ma se oggi il cuore dell’Aspromonte brucia di nuovo gli “anticorpi” non sono stati sufficienti. Il cambio di passo tanto auspicato dopo l'estate 2021 non c’è stato.
La geolocalizzazione del fronte del fuoco
E così torna l’apprensione a vedere il perimetro del fuoco avvicinarsi ad uno dei territori “sacri” il cui valore è stato riconosciuto anche dall’Unesco. Il timore che agita tanti e che ha fatto scattare tempestivamente la macchina dei soccorsi è di rivedere un copione drammatico, che ha contato il bilancio da tragedia non solo in termini ambientali, visto che in quella stagione di roghi ben otto persone persero la vita.
Il presidente dell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte, Leo Autelitano mette l’accento sulla celerità degli interventi da parte di Calabria Verde, «un dispiegamento di uomini e mezzi che speriamo possa limitare nell’arco di qualche ora il fronte del fuoco. Questo è il primo incendio della stagione», sottolinea spezzando una lancia a favore del sistema.
Ma se è innegabile che si tratta del primo episodio rilevante all’interno dell’area protetta per la stagione 2023 è altrettanto vero che la stagione è stata clemente, le piogge nell’Aspromonte si sono registrate fino a qualche settimana addietro. E questo ha protetto il territorio, che alla prima anche se forte e anomala ondata di caldo ha registrato il secondo preoccupante episodio. Infatti il bollettino diramato dalla centrale multirischi dell’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpacal) per ieri e oggi vede metà Calabria interessata dall’allerta rossa, il massimo livello, alla stregua di quanto avviene per il maltempo.

I dati del report di Legambiente: “L’Italia in fumo – 2021” fotografano il trend dell’annus horribilis la situazione della Calabria che si è classificata seconda nella triste classifica del territorio più devastato dalle fiamme, e il territorio reggino è stato quello a pagare il prezzo più alto in termini di superficie andata in fiamme. Per i reati riferiti agli incendi sono state denunciate 26 persone di cui 2 arrestati, 156 gli illeciti amministrativi contestati e 160 le sanzioni elevate.  Ma i numeri dell’anno peggiore in assoluto non si discostano di molto rispetto a quelli registrati nell’anno successivo, il 2022. Perchè le persone denunciate sono state 4 in meno. E intanto il bosco di Acatti, unico nel panorama mediterraneo non c’è più. Il bosco di pini laricei secolari dopo il passaggio del fuoco è solo un tappeto di cenere, dove ancora si ergono alcuni alberi scheletriti dal fuoco. La vegetazione inizia a farsi strada ma il paesaggio è sfigurato da quello che può essere definito uno dei peggiori disastri provocati dagli incendi nel Parco nazionale dell’Aspromonte. Una pineta naturale, di pino lariceo della sottospecie calabra. Esemplari di più di 30 metri di altezza e con diametri del tronco fino a 2 metri che svettavano nel territorio del comune di San Luca, a monte del santuario della Madonna di Polsi, poco sotto la cima del Montalto, la vetta principale dell’Aspromonte coi suoi 1.955 metri “giganti di Acatti”, pini enormi, di più di mille anni, dalle radici contorte abbarbicate alle rocce. Tutto questo non c’è più. Riusciranno i droni indicati dalla Regione come strumento di svolta per prevenire arginare gli incendi a scongiurare l’ennesimo disastro ambientale?

L’attesa delle imprese per i ristori continua


Sono trascorsi due anni da quando le fiamme hanno rubato la vita di otto persone e un patrimonio ambientale prezioso e le coltivazioni mandando in fumo l'ecosistema di una fetta importante del territorio aspromontano, assieme alle speranze di chi aveva voluto imparare a conoscere e tutelare la montagna facendone la propria missione e il proprio lavoro. Si era detto che lo Stato non avrebbe lasciato sole quelle comunità, quegli imprenditori coraggiosi. Ma ad oggi nessuna di quelle rassicurazioni ha preso forma. La Regione aveva stanziato circa 3,5 milioni di euro per dare una mano a chi ha visto bruciare uliveti secolari. Da tutta la Calabria sono arrivate le richieste da parte di 40 imprese che speravano attraverso quelle risorse, di poter avere un minimo di liquidità per ripartire. Ma si continua ad aspettare.

Associazioni guide: Una marcia per tutelare territorio e memoria

Le guide del Parco
Hanno promosso una marcia per non dimenticare perché gli eventi del disastro 2021 non fossero rimossi dalla coscienza collettiva, ma sono stati anticipati dagli eventi che hanno confermato purtroppo la preoccupazione dell’associazione delle Guide ufficiali del Parco nazionale dell’Aspromonte. Un evento quello che è previsto per il 29 luglio a Gambarie che nasce come monito. «Nell’estate del 2021 l’Aspromonte ha vissuto la sua peggiore stagione di incendi, a memoria d’uomo. Benché molto si è salvato, molto è andato perduto, ma senza possibilità di ristoro alcuno. Ad oggi nessuno ha pagato per quel disastro e poco è cambiato in termini di prevenzione, cosa ben più grave. Noi vogliamo ricordare quegli eventi coinvolgendo tutti coloro che vogliano impegnarsi in prima persona per difendere l’Aspromonte e divenire sentinelle attive del territorio. Sensibilizzare la popolazione e gli enti proposti è una delle cose necessarie per raggiungere l’obiettivo principale: 0 incendi!» spiegano questi giovani impegnati da anni a difesa del territorio che si sono interrogati su cosa fare in maniera concreta. Da questo spirito è nata l’idea della marcia.  L’evento nasce dall’esigenza «di confrontarci tutti insieme e di farlo dal vivo, nei luoghi che quei roghi li hanno visti passare. Crediamo che sia fondamentale continuare a mantenere viva la memoria, l’attenzione e la “pressione” prima di tutto su di noi ed in generale sulla popolazione, ma anche (e soprattutto) sugli Enti preposti e coinvolti direttamente. Per farlo è necessario coinvolgere quanta più gente possibile, far capire cosa è andato perso, ma soprattutto quanto ancora di bello e meraviglioso abbiamo da proteggere». «Saremo in cammino in uno dei luoghi simbolo dei roghi, insieme a tutti coloro che decideranno di poter fare la differenza. Si tratta di un’escursione facile, che parte dalla Diga del Menta per raggiungere uno dei luoghi più colpiti dagli incendi, dove la visione sarà, purtroppo, disarmante. Vedere coi nostri occhi è fondamentale, per capire che dobbiamo essere in prima linea perché questo non accada mai più».

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