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La morte di Annamaria Sorrentino a Parghelia: otto mesi non bastano per trasmettere gli atti. E il processo non parte

Giustizia lumaca a Vibo, slitta l’udienza sulla morte di Annamaria Sorrentino. La Procura accusa il marito

Non è certo il primo caso di “giustizia lumaca” ma è uno degli episodi più emblematici, quantomeno perché la lentezza del procedimento in questione non sembra addebitabile alle note carenze d’organico di cui i Tribunali soffrono in determinati territori. A Vibo succede che otto mesi non siano sufficienti per trasmettere gli atti di un procedimento nella vicina Catanzaro. Così un processo per un presunto omicidio stenta a partire e passa un anno – almeno si spera – tra la data del rinvio a giudizio e quella della prima udienza. In realtà questo step doveva essere superato già martedì, ma a causa della mancata trasmissione degli atti dal Tribunale di Vibo alla Corte d’Assise di Catanzaro è scattato il rinvio al 7 novembre 2023. A quella data sarà trascorso un anno da quando il giudice di Vibo Giorgia Maria Ricotti ha disposto il rinvio a giudizio per Paolo Foresta, accusato di omicidio preterintenzionale per la morte di sua moglie, Annamaria Sorrentino, deceduta nell’estate del 2019 due giorni dopo essere caduta dal balcone dell’appartamento di Parghelia in cui stava trascorrendo una vacanza insieme al marito e ad alcuni amici (una coppia è stata rinviata a giudizio per favoreggiamento), tutti audiolesi.

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