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Locri, dal Libano alla Costa d’Avorio gli affari d’oro dei Bruzzaniti

La cattura del superlatitante alza il velo sugli interessi delle ‘ndrine tra Asia e Africa. Gli inquirenti a caccia delle basi logistiche per il narcotraffico

Gli interessi economici e commerciali dei grandi broker internazionali della droga oltre i confini dell’Europa. Infatti, visto che oramai in diverse nazioni europee i riflettori delle forze dell’ordine e delle Procure antimafia si sono accesi sulle operazioni criminali e commerciali, una delle nuove “frontiere” dove poter fare affari col narcotraffico, gestire imperi commerciali, riciclare centinaia di milioni di euro e, finanche, trascorrere, in piena libertà e senza particolari restrizioni, lunghi, lussuosi e faraonici periodi di latitanza, è diventato il continente asiatico. In questa nuova e più sicura macroarea, spicca il Libano “cerniera” tra Occidente e Medio Oriente.
Ed è proprio qui, in Libano, che è stato arrestato dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria il latitante calabrese Bartolo Bruzzaniti, 48 anni, di Africo, più volte considerato dai magistrati antimafia di mezza Italia un broker internazionale della droga «responsabile della progettazione ed esecuzione di un vastissimo traffico di sostanze stupefacenti dal Sudamerica alla Calabria, con periodiche e imponenti importazioni da oltre due tonnellate ciascuna».
L’irreperibilità del presunto narcotrafficante di Africo, ricercato da ben 4 Procure italiane e ritenuto anche un presunto affiliato di primo piano del potente e ramificato, in Italia e all’estero, clan africese Bruzzaniti-Morabito-Palamara, è terminata nella cosiddetta “Montecarlo” dell’Asia occidentale, a Jounieh, capoluogo costiero del distretto di Kisrawan che dista circa 20 chilometri da Beirut.
Bruzzaniti, che in alcune vaste aeree del Libano, ritenendo di avere a disposizione le “coperture” giuste, si muoveva con disinvoltura tanto da continuare a gestire con tranquillità i suoi affari, è stato individuato e arrestato mentre cenava in un noto e lussuoso ristorante del quale sarebbe il proprietario. Bartolo Bruzzaniti ad ottobre scorso si era sottratto ad una misura cautelare emessa nei confronti di 36 persone ritenute coinvolte nell’operazione denominata “Levante” e relativa ad un traffico internazionale di droga per conto della ‘ndrangheta. Secondo quanto ampiamente evidenziato dagli investigatori della Dia nell’ultima relazione semestrale, quella relativa al periodo gennaio-giugno 2022, presentata al Ministro dell’Interno e al Parlamento italiano, «la Colombia ed il Messico, relativamente al traffico internazionale e mondiale di cocaina, rientrano tra le aree di forte interesse delle mafie italiane» e in particolare dei broker mondiali dei clan calabresi della ’ndrangheta «in virtù di contatti con i cartelli locali del narcotraffico, acclarati da plurime e precedenti indagini svolte in Sudamerica (Argentina, Brasile, Costarica, Ecuador, Guyana e Repubblica Dominicana)».

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