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E la foce del Mesima è ancora una “bomba ambientale”

Malgrado qualche intervento e l’impegno del Wwf, rimane irrisolto lo sversamento di acque da territori non collettati

Il percorso verso l’effettiva rigenerazione della foce del Mesima è ancora lungo e complesso. Un’area, quella del fiume che dalle Serre Vibonesi sfocia tra i Comuni di Nicotera e San Ferdinando, fortemente degradata e che il Wwf sta cercando di portare per adesso almeno alla normalità. Il progetto è ambizioso ma si scontra con un quadro difficile da affrontare, a partire dalle discariche presenti nell’area.
Da anni tutta la zona è in stato di abbandono tant’è vero che sono stati necessari diversi interventi di bonifica che però si sono rivelati finora inutili, dal momento che in molte circostanze le discariche si sono ripresentate. L’area è anche infestata dalla presenza di eternit e l’amianto è stato segnalato anche nella zona del ponte.
I volontari del Wwf hanno già ripulito una grande porzione dell’area e proseguiranno anche nelle prossime settimane, ma il lavoro da fare è ancora tanto.
La foce del fiume Mesima, peraltro, è una delle zone con la qualità delle acque marine considerata scarsa. Il mare, infatti, si presenta spesso di colore torbido. Questo perché il fiume che scende dalle Serre Vibonesi attraversa tanti territori non ancora collettati. La Regione, per smorzare gli effetti negativi devastanti del corso d’acqua registrati negli anni scorsi, ha concesso anche per il 2022 un finanziamento di oltre centomila euro mirato al risanamento delle acque dell’ultimo miglio e all’eventuale sbarramento della foce. Il Comune di San Ferdinando, capofila nella gestione dei fondi, ha promosso un intervento di bioattivazione degli ultimi cinquecento metri del Mesima come era già avvenuto, con buoni risultati, nel 2017. In quell’anno, il Corap aveva realizzato due barriere distanti tra loro meno di cento metri creando una vasca di decantazione e, poi, aveva avviato il trattamento delle acque. Al momento, però, i risultati non sono soddisfacenti.

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