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'Ndrangheta, il blitz di Crotone. Intese a pranzo e incarichi agli amici: la rete di Sebi Romeo

Il coinvolgimento dell’ex capogruppo dem, e tuttora tra i big del Pd reggino, finalizzato «ad accrescere il peso specifico elettorale»

Sebi Romeo

Cene o pranzi, c’era spesso una tavola apparecchiata di mezzo. Non solo le riunioni programmatiche «in uffici riservati della Regione»: gli accordi si sarebbero cristallizzati anche, e forse meglio, in quelli che gli inquirenti classificano come «incontri conviviali». È il 21 settembre 2018 quando, per esempio, si trovano a mangiare in un ristorante nel Catanzarese Mario Oliverio, Nicola Adamo, Vincenzo Sculco, Giancarlo Devona e Sebi Romeo, quest’ultimo all’epoca capogruppo dem in Consiglio regionale e ancora oggi, nonostante i guai giudiziari, tra i big del Pd a Reggio. Secondo l’accusa, il sostegno a Oliverio si sarebbe costruito su un accordo sfociato, «al di là dell’apparentamento politico», in una sequela di reati «funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale».

L’ex capogruppo del Partito democratico, assieme ad Adamo, Sculco e Oliverio, avrebbe indicato professionisti «graditi» all’Aterp e quattro soggetti per incarichi da esperti legali alla Regione. In quest’ultimo caso, osserva il gip di Catanzaro, seppur non vengano «configurate fattispecie di rilievo penale», si palesa «il modus operandi finalizzato a effettuare pressioni sulle commissioni esaminatrici in spregio a ogni principio che dovrebbe sorreggere l’azione della Pubblica amministrazione, soprattutto nelle selezioni di soggetti chiamati a collaborare con la Regione».
Modalità operative riprese dal gip anche nel capitolo dedicato alla “vicenda Giamborino”, l’ex consigliere regionale (non indagato in quest’inchiesta) in favore del quale Adamo e Oliverio si sarebbero attivati «per reperirgli un altro incarico a lui gradito», al fine di evitare che lo stesso, dimettendosi polemicamente dal suo ruolo ricoperto nell’Avvocatura regionale, «potesse incidere negativamente» sulle Regionali del 2020. Anche qui nessuna contestazioni penale, «non essendo emerso che Giamborino abbia fruito di altre nomina», ma – osserva il gip – altro episodio «indicativo».

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