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Racket nella Sibaritide, nel mirino dei clan le aziende della statale 106: appello di Libera

Racket nella Sibaritide

«Essere saldamente radicati dalla parte della legalità, contro ogni forma di sopraffazione e di criminalità organizzata». È questo l’invito dei referenti di Libera Cassano che sono intervenuti in riferimento all’escalation di attentati che si sono verificati in questi mesi sui cantieri del terzo megalotto della Statale 106 jonica Sibari-Roseto.
Trentotto chilometri che continuano a fare gola alla ’ndrangheta, lavori su cui mettere le mani per portare denaro fresco nella bacinella delle cosche locali.
«Stiamo parlando – spiega Jessica Mara Vincenzi, referente del Presidio di Libera di Cassano “Fazio Cirolla” – di un’associazione a delinquere - la ‘ndrangheta - capace di fatturare, in un anno, più di tanti colossi aziendali mondiali come McDonald’s. Ma mentre quest’ultima però dà lavoro a milioni di persone in tutto il mondo la prima semina morte e contribuisce a depredare la terra in cui si è radicata, la Calabria, la regione più povera d'Italia». Sono 38 i chilometri in cui si alterneranno in tutto 27 cantieri che puntano alla costruzione di un nuovo corridoio ionico che già sta rilanciando l’economia della Sibaritide e dell’Alto Ionio dando lavoro a centinaia di operai, di cui il 50% è manodopera locale. Fatti di cronaca che hanno smosso sia le istituzioni e sia la pubblica opinione.

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