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'Ndrangheta, in Germania pizzerie e ristoranti per riciclare i soldi della coca

L’inchiesta “Eureka” conferma gli investimenti all’estero per riciclare i soldi della coca: alla Dda di Reggio le ultime confidenze dei pentiti. «A Duisburg la gran parte degli esercizi erano controllati dalle famiglie di San Luca»

La strage di Duisburg

«Le pizzerie e i ristoranti in Germania costituiscono un modo sicuro e facile per riciclare i proventi del traffico di droga e delle altre attività illecite, sia nella fase dell’acquisto delle attività commerciali che nel corso della gestione». L’ennesima conferma arriva dalla maxi-inchiesta “Eureka”, sfociata la settimana scorsa in centinaia di arresti proprio tra Italia e Germania, passando per il Belgio. E a parlarne alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio, ultimo di tanti, è il collaboratore di giustizia Giorgio Basile. Che, sentito dagli inquirenti, traccia un quadro ben definito: «La gestione di queste attività era deliberatamente diretta a produrre un basso fatturato lecito, così da immettere nei bilanci “soldi sporchi” proventi delle attività illecite. Si otteneva così un duplice vantaggio: venivano ripuliti i proventi della attività illecite e si aumentava il valore delle attività commerciali. In tal modo, con un alto fatturato, dopo un paio di anni si poteva rivendere il ristorante a un prezzo più alto del suo valore reale. I “soldi sporchi” da immettere nei conti correnti delle società venivano portati in Germania in contanti».
Il risultato è che la gran parte delle pizzerie di Duisburg, tanto per citare una località nota per la tragica strage di ’ndrangheta del Ferragosto 2007, fossero riconducibili alle famiglie di San Luca: «So – conferma il pentito – che a Duisburg la gran parte delle pizzerie erano controllate dalle famiglie di San Luca».
Più o meno nello stesso periodo, era il 2021, parla con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia reggina anche un altro collaboratore, Rocco Mammoliti. Che dice più o meno le stesse cose, facendo però qualche nome: «Molte delle famiglie avevano dei loro esponenti in Germania, in quanto lì si potevano facilmente aprire attività economiche di copertura (prevalentemente pizzerie da asporto e locali notturni) che, in realtà, fungevano da basi logistiche per il traffico di stupefacenti.

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