Mercoledì, 31 Maggio 2023
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INCHIESTA EUREKA

'Ndrangheta, in Germania pizzerie e ristoranti per riciclare i soldi della coca

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L’inchiesta “Eureka” conferma gli investimenti all’estero per riciclare i soldi della coca: alla Dda di Reggio le ultime confidenze dei pentiti. «A Duisburg la gran parte degli esercizi erano controllati dalle famiglie di San Luca»
Calabria, Cronaca
La strage di Duisburg

«Le pizzerie e i ristoranti in Germania costituiscono un modo sicuro e facile per riciclare i proventi del traffico di droga e delle altre attività illecite, sia nella fase dell’acquisto delle attività commerciali che nel corso della gestione». L’ennesima conferma arriva dalla maxi-inchiesta “Eureka”, sfociata la settimana scorsa in centinaia di arresti proprio tra Italia e Germania, passando per il Belgio. E a parlarne alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio, ultimo di tanti, è il collaboratore di giustizia Giorgio Basile. Che, sentito dagli inquirenti, traccia un quadro ben definito: «La gestione di queste attività era deliberatamente diretta a produrre un basso fatturato lecito, così da immettere nei bilanci “soldi sporchi” proventi delle attività illecite. Si otteneva così un duplice vantaggio: venivano ripuliti i proventi della attività illecite e si aumentava il valore delle attività commerciali. In tal modo, con un alto fatturato, dopo un paio di anni si poteva rivendere il ristorante a un prezzo più alto del suo valore reale. I “soldi sporchi” da immettere nei conti correnti delle società venivano portati in Germania in contanti».
Il risultato è che la gran parte delle pizzerie di Duisburg, tanto per citare una località nota per la tragica strage di ’ndrangheta del Ferragosto 2007, fossero riconducibili alle famiglie di San Luca: «So – conferma il pentito – che a Duisburg la gran parte delle pizzerie erano controllate dalle famiglie di San Luca».
Più o meno nello stesso periodo, era il 2021, parla con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia reggina anche un altro collaboratore, Rocco Mammoliti. Che dice più o meno le stesse cose, facendo però qualche nome: «Molte delle famiglie avevano dei loro esponenti in Germania, in quanto lì si potevano facilmente aprire attività economiche di copertura (prevalentemente pizzerie da asporto e locali notturni) che, in realtà, fungevano da basi logistiche per il traffico di stupefacenti.

Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

 

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