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Mezzogiorno arretrato tra le cause del declino nazionale. Occhiuto: “La Calabria c'è”

Il gap Nord-Sud tra gli elementi di uno studio realizzato dall’università La Sapienza. Un’incognita gli effetti dell’autonomia differenziata sulla Regione

È uno dei “peccati originali” alla base del declino registrato dall’Italia negli ultimi decenni. La differenza Nord-Sud grava sulla capacità nazionale di competere con le altre nazioni europee, con pesanti ripercussioni sulle performance economiche sia pubbliche che private. Si tratta di dati che emergono dal working paper pubblicato dall’Università La Sapienza-dipartimento di Economia e Giurisprudenza, a cura di Dario Guarascio, Philipp Heimberger e Francesco Zezza. Nel lavoro viene spiegato il ruolo di “tallone d’Achille” dell’Eurozona proprio dell’Italia, il cui lungo declino viene inquadrato nei processi di integrazione europea e di globalizzazione.
Sono diversi gli elementi che hanno indebolito l’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi: se tra il 1950 e il 1970 il Paese è stato capace di compiere il miracolo economico, diventando una delle economie più rilevanti del mondo, il quadro è drasticamente cambiato a partire dalla crisi petrolifera in poi. Ma al di là delle dinamiche generali, è di rilievo che proprio il gap tra Nord e Mezzogiorno sia indicato chiaramente come una delle cause della debolezza italiana. Quasi una sorta di monito in vista di scelte politiche future che potrebbero cambiare gli equilibri tra le regioni più avanzate della penisola e quelle più arretrate, tra le quali la Calabria.

L’elevato tasso di disoccupazione, i lavori sottopagati, la scarsità di innovazione e le inefficienze della Pubblica amministrazione sono «caratteristiche peculiari del Sud», alle prese con una continua rincorsa rispetto al resto del paese sin dall’era dell’unità d’Italia. Nel campo economico come in quello infrastrutturale (si pensi a strade e ferrovie) e dei servizi. In particolare la Calabria e le sue “sorelle” rappresentano un «inesauribile bacino di forza lavoro a basso costo». Un gap che porta a una «continua perdita di risorse materiali e umane».
Proprio riflettendo sulle prossime decisioni in materia di autonomia differenziata, è interessante rilevare come le politiche fiscali e industriali adottate tra il 1950 e il 1970 abbiano innescato movimenti verso una convergenza tra i territori. Un ruolo centrale è stato giocato dalla Cassa del Mezzogiorno ma anche dai «trasferimenti fiscali dal Nord verso il Sud». Il sistema non ha però retto, in quanto gli investimenti hanno portato a cattedrali nel deserto - in Calabria ci sono tanti esempi, si pensi allo stabilimento di Saline Joniche frutto del pacchetto Colombo - senza stimolare la creazione di un tessuto produttivo tutt’intorno; elementi che hanno quindi rallentato il processo di industrializzazione del Mezzogiorno.

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