Il naufragio della “Summer Love” si poteva evitare». Ne è convinto il pool di quattro avvocati che assiste i familiari delle vittime del caicco affondato il 26 febbraio al largo di Steccato di Cutro. Per tutti a parlare è il legale Francesco Verri che ieri ci ha accolto nel suo studio mentre stava limando gli ultimi dettagli della memoria che nelle prossime ore verrà depositata alla Procura di Crotone. Si tratta di un documento di oltre 20 pagine che si prefigge di dare un «contributo» agli inquirenti per capire i motivi del mancato soccorso del barcone sul quale si trovavano a bordo circa 180 profughi. «Abbiamo preso fatti noti e li abbiamo collegati col diritto del mare, a partire dalle convenzioni internazionali, e con tutto ciò che concerne questa materia», spiega il penalista da dietro la sua scrivania stracolma di carte, fascicoli e appunti. «Da qui vengono fuori delle conclusioni ma anche degli interrogativi perché a noi, ovviamente, mancano dei pezzi». Chiaro il riferimento agli elementi di portata investigativa che sono stati raccolti dai carabinieri e che adesso devono essere messi insieme dal pm, Pasquale Festa, titolare delle indagini. «Non possiamo che fare domande e chiedere accertamenti – prosegue Verri – Ma ci sentiamo anche impegnati a dare un contributo per quello che ci chiedono i parenti delle vittime». Ma cosa contiene il fascicolo? Si parte dalla segnalazione di Frontex, l'Agenzia europea della Guardia di Frontiera e Costiera, che alle 23.05 del 25 febbraio ha segnalato a Guardia di Finanza e Capitaneria di porto la presenza di un’imbarcazione a 40 miglia dalle coste calabresi. Non solo. Nel plico figurano anche i salvataggi di migranti avvenuti nel recente passato nel Crotonese. Su tutti, Verri cita l’episodio del 9 settembre 2020 quando «con mare forza 5 GdF e Capitaneria uscirono insieme, scortarono e trassero in salvo una barca con 97 migranti a bordo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria