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Pochi medici e concorsi col contagocce. Dopo Cuba, la Calabria guarda all’Albania

Il governatore-commissario Occhiuto: "Tutto pur di non chiudere gli ospedali". E il governo valuta l’allargamento dei vincoli per l’accesso a Medicina

Non solo i medici cubani già in servizio negli ospedali del Reggino, ma (forse) anche quelli di nazionalità albanese. Di fronte a ospedali sguarniti di personale e a concorsi che procedono a passo di lumaca, la struttura commissariale che guida la sanità calabrese valuta una nuova soluzione-tampone. L’occasione è offerta da un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe che consente al personale medico e infermieristico di continuare ad operare in Italia fino alla fine del 2025, in regime di equipollenza dei titoli. «Ora non solo la Calabria - ragiona il presidente Roberto Occhiuto - ma tutte le altre Regioni potranno utilizzare professionalità come quella dei medici caraibici. Noi stiamo verificando anche la possibilità di prendere medici dall’Albania fin tanto che i concorsi a tempo indeterminato che stiamo bandendo non produrranno le assunzioni che auspichiamo».
D’altronde l’idea di instaurare collaborazione con i camici bianchi che si sono formati sull'altra sponda dello jonio non nasce in questi giorni. Ad aprile dello scorso anno, durante la visita in Calabria dell'allora presidente della Repubblica d'Albania, Ilir Meta, Occhiuto spiegò come «i nostri vicini albanesi possono anche offrirci un supporto in campo sanitario, attraverso medici e infermieri da inserire nel nostro sistema regionale».
Il problema è sempre rappresentato da corsie ospedaliere a corto di personale. Non solo per il fatto che le procedure di reclutamento vanno avanti a rilento, ma anche perché il sistema sanitario calabrese è poco attrattivo.

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