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Limbadi, un gran maestro della massoneria faceva da autista a Diego Mancuso

Nelle carte dell’inchiesta Olimpo emerge il ruolo tra Angelo Boccardelli e il boss

Diego Mancuso

Per “Addeco” basta il nome: Diego Mancuso, 70enne noto anche come “Mazzola”, è uno dei boss storici del casato di Limbadi (ramo “Mbrogghia”) che, uscito dal carcere, avrebbe mantenuto il ruolo di «promotore ed organizzatore della articolazione della 'ndrina operativa nell'area di Tropea, Ricadi e zone limitrofe». A descriverlo così sono i pm della Dda di Catanzaro, mentre per il Gip che, su loro richiesta, lo ha di recente rimandato in carcere per associazione mafiosa e tentata estorsione, la sua sarebbe «un’esistenza dedita al crimine». Invece il nome di colui che, stando all’inchiesta “Olimpo”, sarebbe il suo «autista» e «fiduciario» è forse meno noto in Calabria. Si tratta di Angelo Boccardelli, 73enne di Segni (Roma) «costantemente presente» al fianco di “Addeco”.
Boccardelli non è indagato in “Olimpo”, ma al suo «ruolo» è dedicato un paragrafo della richiesta di misure cautelari vergata dai pm Andrea Buzzelli, Andrea Mancuso e Antonio De Bernardo: avrebbe fatto da «trait d'union» tra “Addeco” e le persone a lui vicine. Ma Boccardelli è stato anche l’assistente personale e lo storico segretario del conte Giacomo Maria Ugolini, ambasciatore di San Marino in Egitto e Giordania nonché fondatore della “Gran Loggia” del piccolo Stato del Titano. Morto nel 2006, Ugolini è stato citato dal collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio nel processo “Gotha” a Reggio: secondo il pentito alla fine degli anni ’80 avrebbe fondato una loggia coperta in Calabria, “La Fenice”, che sarebbe stata un satellite del «sistema» nato sulle ceneri della P2 di Licio Gelli per collegare uomini di vertice della ‘ndrangheta con il mondo della politica e dell’intelligence.

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