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La Regione frena sull’Autonomia. Dubbi sulla scuola a più velocità in Calabria

La vicepresidente Princi: «No a diseguaglianze col resto del Paese». Il rischio di avere Istituti “attrattivi” soltanto nei territori più ricchi

La sanità da un lato, l’istruzione dall’altro. La riforma dell’Autonomia differenziata approvata in Consiglio dei ministri rischia di allargare il gap Nord-Sud anche su altro settore chiave per la tenuta della società calabrese. Già, perché con un sistema istituzionale che viaggia a più velocità, potrebbe venire meno la funzione della scuola intesa come “agenzia” dedicata alla formazione dei cittadini. Il grande pericolo che in molti vedono nel progetto del governo è un ulteriore ampliamento dei divari territoriali - tra Nord e Sud ma anche tra aree interne e centri urbani - già oggi molto marcati. Secondo l’ultimo rapporto di Save the Children, la Calabria presenta un tasso di dispersione scolastica pari al 14%, superiore alla media nazionale e ancora distante dall’obiettivo europeo del 9% entro il 2030. Occorre, dunque, mettere in campo politiche che tengano conto della grande emergenza educativa presente a queste latitudini.

Ne è convinta pure Giusi Princi, vicepresidente della Giunta regionale di centrodestra, che non fa mistero di nutrire qualche timore rispetto all’impostazione fin qui seguita dal governo nazionale sulla riforma e, in particolare, sul versante scolastico. «Il nostro impegno quotidiano - spiega Princi - è di garantire un sistema Istruzione che accorci le diseguaglianze e che garantisca gli stessi diritti, formativi, sociali, civili per tutti gli studenti, gli insegnanti e i dirigenti scolastici, sia che vivano in Calabria che in altri territori. Per questo credo fortemente in un sistema scolastico nazionale e pubblico. La scuola, mai come in questo difficile momento che il mondo sta vivendo, rappresenta una forte speranza di salvezza e di garanzia dei diritti costituzionali».
I “pericoli” di un sistema scolastico differenziato sono stati messi in fila dalla rete EducAzioni e riguardano sia l’offerta formativa, inclusi i curricula, che le risorse a disposizione delle scuole e, soprattutto sul reclutamento, la formazione, il contratto (quindi anche la retribuzione) del personale scolastico, e il finanziamento delle scuole paritarie. Quasi superfluo ricordare come, senza la preliminare definizione dei Lep con le risorse economiche necessarie, le realtà economicamente più attrezzate potrebbero offrire scuole più “attrattive” in termini di offerta formativa e remunerazioni.

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