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Sanità “affossata” dall’Autonomia: cosa rischiano la Calabria e il Sud

Le Regioni ricche avranno maggiori libertà di manovra col Ministero ridotto al ruolo di controllore. Il Nord potrà assicurare più incentivi ai medici, Calabria e Sud penalizzati

Ora che il testo-base della riforma sull’Autonomia differenziata è stato approvato in Consiglio dei ministri, si può iniziare a ragionare sui primi effetti concreti del provvedimento fortemente voluto dalla Lega. Ad essere a rischio sono soprattutto i territori, come la Calabria, dove i servizi offerti sono deficitari per non dire assenti. Gli allarmi lanciati nelle ultime ore dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, e dall’Ordine nazionale dei medici confermano una preoccupazione crescente a queste latitudini.
Già, perché la «tutela della salute», almeno a leggere il provvedimento approvato a Palazzo Chigi, rientra tra le 23 materie su cui le Regioni potranno, previa intesa con Roma, ottenere più margini di manovra. Così procedendo, il Ministero sarebbe relegato al ruolo di “mero controllore” tra sistemi che viaggerebbero a velocità molto differenti.

Stipendi più alti al Nord? Giusto qualche giorno il governatore lombardo, Attilio Fontana, è tornato a ipotizzare la possibilità di assicurare stipendi più importanti per i camici bianchi che scelgono di lavorare in regioni come la Lombardia. «Noi abbiamo, ad esempio, - sono state le parole utilizzate dal leghista Fontana - per i medici alcune zone che sono assolutamente poco appetibili, nelle quali è difficile trovare qualcuno che sia disposto ad andarci, lo avevamo già chiesto al governo sia Zaia sia io, “fateceli gestire direttamente”. Non chiediamo risorse in più, pensiamo noi a incentivarli con qualche remunerazione più alta». Si palesa, dunque, la prospettiva concreta di assistere a un “trasloco” di massa da parte di validi professionisti dal Mezzogiorno al Settentrione, “affascinati” dalla prospettiva di maggiori guadagni e strutture all’avanguardia.

Per una Calabria alla disperata ricerca di medici per rimpinguare corsie ospedaliere povere di personale - tanto da aver dovuto “importare” sanitari cubani - sarebbe una beffa doppia.

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