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Pure la Cittadella di San Pio a Drapia sottoposta al racket

Dagli atti dell’inchiesta “Olimpo” emerge la tentata estorsione ai danni della struttura per la cura delle malattie oncologiche pediatriche

Ospedale pediatrico, centro di ricerca, santuario e «villaggio per sofferenti». La “Cittadella di Padre Pio” è un complesso di strutture – esteso su oltre 160mila mq di terreno a Drapia – per la cura delle malattie oncologiche pediatriche. Una grande opera nata su impulso della Fondazione “I discepoli di Padre Pio” su cui, però, si sarebbero addensati gli interessi delle cosche di ‘ndrangheta della “Costa degli dei”. Tra i capi d’accusa contestati dalla Dda di Catanzaro ad alcune delle persone coinvolte nell’inchiesta “Olimpo” figura, infatti, una tentata estorsione ai danni di imprese impegnate nei lavori di costruzione della struttura. Gli investigatori hanno captato il «vivo interessamento» dei clan La Rosa e Accorinti, nonché del “supremo” Luigi Mancuso.
Il primo riferimento alla “Cittadella di Padre Pio” risale al novembre del 2018, quando Peppe Prossomariti (35enne per cui il gip ha disposto il carcere per un altro capo d’accusa) parlando con Antonio La Rosa (60enne ritenuto a capo della ‘ndrina di Tropea) dice che stanno per iniziare dei grossi lavori che, forse, rientrerebbero nella “competenza” di Peppone Accorinti (63enne ritenuto il boss di Zungri), dunque propone di contattare quest’ultimo per concordare, secondo la Dda, una «spartizione di forniture».

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