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Musei calabresi, i numeri languono

La ripresa post-pandemia inizia farsi vedere ma il cammino verso la rinascita è ancora lungo

È ancora lunga la strada per recuperare il terreno perso durante la fase pandemica e in quella immediatamente successiva, anche in campo culturale. Tutti gli indicatori relativi alle frequentazioni di musei, aree archeologiche, circuiti museali, biblioteche mostrano infatti dati in risalita nel 2021 ma probabilmente solo quando saranno pronti quelli dell’anno appena chiuso si toccherà con mano un miglioramento netto. Al momento, tabelle del ministero della Cultura e dati Istat pubblicati a fine anno mostrano uno spaccato che vale per il 2021, fornendo comunque elementi interessanti per le prospettive calabresi che pur contando su Bronzi di Riace, Capocolonna, Sibari, Scolacium, Locri Epizephiri, tanto per citare alcune delle risorse più rilevanti e tralasciando una ulteriore larga fetta di storia, stenta a far registrare grandi numeri.
Il più delle volte descritto come culla della Magna Grecia, questo territorio in verità appare spesso averlo non solo dimenticato ma neppure aver mai approfondito davvero il suo passato. I flussi “autoctoni” nei musei della regione ci sono, certo, ma ancora non in misura tale da rinsaldare quel legame ideale tra il passato della Calabria e la sua società attuale: in sostanza, soprattutto nelle zone più distanti dalle città o semplicemente da strutture culturali, non sono pochi ad aver messo piede in un museo regionale soltanto in occasione di uscite didattiche.

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