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Calabria, ludopatia e credibilità delle Istituzioni

Ci sono ancora margini per evitare un clamoroso autogol. La proposta di legge che modifica alcuni vincoli per i gestori dello slot machine è all’esame del Consiglio regionale ormai da diverse settimane e, dopo un primo rinvio determinato dalla mancanza del numero legale in Aula, adesso potrebbe essere approvata nella seduta di lunedì prossimo. Il condizionale è d’obbligo considerati i distinguo che si stanno susseguendo nelle ultime ore.
C’è da sperare in un sussulto di dignità da parte di una politica troppo concentrata su provvedimenti “antistorici” e totalmente scollati dalle vere emergenze che assillano migliaia di famiglie. Denunciare tutto ciò non significa posizionarsi in sintonia con il vento populista che soffia forte pure a queste latitudini, ma è doveroso di fronte a un fenomeno, quello della ludopatia, purtroppo molto radicato in Calabria. Tra il Pollino lo Stretto scommettono anzitutto coloro i quali non possono permetterselo. In conseguenza di ciò, però, gli habitué di slot e lotterie sono purtroppo spesso destinati a indebitarsi e quindi a finire nelle maglie degli usurai.
Fin troppo facile intuire come una sanatoria in tale direzione possa rivelarsi un enorme favore alle organizzazioni criminali interessate ad accrescere i loro business proprio attraverso il gioco d’azzardo. Gli appelli lanciati dalle associazioni, dalle comunità di volontariato, dalla Conferenza episcopale calabra, non possono lasciare indifferenti le forze politiche. L’apertura a una revisione della proposta formulata nelle ultime ore dal presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, lascia ben sperare. C’è la necessità di Istituzioni solide in un momento di grandi incertezze. La massima assemblea elettiva calabrese, dopo aver rinviato ad un’altra fase l’approvazione di un provvedimento che moltiplicava le poltrone per la “casta”, può offrire una nuova prova di concretezza e credibilità.

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