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Vibo, la trappola degli organici flessibili in Tribunale

L’esiguità di giudici in Tribunale potrebbe addirittura aggravarsi in tempi brevi quando anche magistrati vibonesi potrebbero concorrere per andare nelle sedi disagiate

Camillo Falvo

Il maxiprocesso è entrato nel vivo. Capi e gregari della ’ndrangheta vibonese sono alla sbarra. Ma chi immaginava che bastasse sferrare un attacco così imponente come Scott Rinascita per sconfiggere le cosche e risolvere tutti i problemi della giustizia si sbagliava. Perché ora emergono in tutta la loro complessità le carenze strutturali, organizzative e anche di organico che pesano come macigni sul Tribunale di Vibo Valentia. Non sono di oggi, infatti, le preoccupazioni del procuratore Camillo Falvo.

Procuratore, recentemente è tornato alla ribalta il problema della carenze negli organici della magistratura vibonese che lei in passato ha più volte denunciato. Qual è la situazione?
«La situazione purtroppo è critica soprattutto per il Tribunale, come è stato recentemente denunciato dal presidente. Io ho più volte segnalato l’insufficienza degli organici dei due uffici, inadeguati ad affrontare le criticità del territorio, con un numero di procedimenti da trattare più complessi e numericamente superiore ad uffici più attrezzati. Ciò è frutto di una evidente sottovalutazione della realtà territoriale in cui siamo chiamati ad operare. Attualmente la Procura, per una congiuntura particolarmente favorevole, è a pieno organico grazie al fatto che nell’ultimo periodo i colleghi non hanno chiesto di essere trasferiti. Situazione che però potrebbe cambiare già all’inizio dell’anno prossimo. Ciò ha determinato che negli ultimi tre anni, grazie ad una serie di provvedimenti organizzativi e soprattutto alla collaborazione dei sostituti e del personale amministrativo, siamo riusciti ad eliminare praticamente tutto l’arretrato che si era accumulato negli anni precedenti e ora lavoriamo in tempo reale. La Procura di Vibo oggi riesce ad assicurare, come credo poche altre in Italia, che ogni pubblico ministero segua solo i suoi processi a dibattimento».
E il Tribunale?
«Il Tribunale ha grandi difficoltà sia perché tratta una gran mole di processi di mafia istruiti dalla Dda sia perché in questa situazione di scopertura, ovviamente, non riesce a far fronte come dovrebbe alla mole di lavoro che arriva dalla procura ordinaria. Faccio un esempio. Dopo anni di ritardi nella definizione delle richieste cautelari (di arresti e sequestri) finalmente il problema pensavamo fosse stato risolto con la destinazione di tre giudici all’ufficio Gip-Gup (attualmente ne lavorano due molto bravi e veloci perché una è in maternità). Ebbene due dei tre magistrati, uno dei quali dopo neanche due mesi dalla collocazione in quel ruolo, verranno trasferiti ad altra sede per via delle piante organiche flessibili. Negli anni è stato sempre così e in queste condizioni non si riesce a fare alcuna programmazione seria del lavoro, che diventa una corsa a “mettere pezze” da una parte e dall’altra, con ruoli “in sofferenza” e carichi di lavoro eccessivi».

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